Consiglio dei Capiclan
Colline Arse, principato di
Altabrina
Ottavo giorno della terza decade di
Carminio 1262
Descrizione
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I Capiclan riuniti intorno al fuoco durante il Consiglio |
In seguito all'intensificarsi di voci e indiscrezioni circa il fatto che
Re Edoardo stesse mobilitando l'esercito e la flotta reale per domare una volta per tutte le genti di Altabrina, restie ad accettare pienamente le condizioni imposte al termine della
Terza Guerra dei Tre Re, i Capi dei Clan brinnici si riunirono in consiglio per decidere definitivamente che fare in relazione alle pretese del nuovo Regno. Essi lamentavano che nei negoziati di pace non si era parlato di tributi di guerra e che l'offerta di libertà di culto in "quattro principati" era intesa "oltre Altabrina".
Il vescovo
Arnaldo Nardovino e il
Primo Cavaliere del Re,
Borromeo figlio di Anselmo, parlarono per il sovrano, formulando una proposta di conciliazione.
Sei condizioni venivano poste alla Brina per evitare un nuovo scontro:
- smettere di proteggere il mutaforma Cielo di Pietra e collaborare alla sua cattura perché venisse giustiziato
- pagare i tributi di guerra dovuti a Valleterna in ragione dell'editto di costituzione del nuovo Regno, ammontanti finora a 30 scudi
- pagare i tributi di guerra a Venalia ed al Salvatore di Re, ammontanti finora a 30 scudi, com'era stabilito nell'editto
- accettare la permanenza di Civetta Selvaggia presso la corte di Corona come protetta fino a Vignameno, com'era stabilito nell'editto
- accettare che la libertà di praticare il culto degli Spiriti vigesse nei soli quattro principati di Altabrina, Castelbruma, Neenuvar e Meridia, com'era stabilito nell'editto
- restituire i doni del Re Edoardo rubati il giorno dell'incoronazione o, in alternativa, che Arimanno Famedoro, accusato del fatto, subisse bastonatura, marchio di infamia e prigione
Come gesto di clemenza e buona volontà, il Re concedeva tuttavia che due di queste condizioni venissero condonate, a scelta dei Brinnici.
Tutti i Clan avevano un rappresentante e grande fu il baccano; scorrevano fiumi di birra e vino e in caso di diatribe volavano calci, pugni e anche qualche bastonata. Dapprima iniziò a serpeggiare la tentazione di respingere le condizioni e venire allo scontro armato ma pian piano venne accettata dagli uomini del Nord l'idea di negoziare una pace definitiva, cessando lo stato di conflitto strisciante e riguadagnando la possibilità di circolare e fare i loro affari senza essere braccati come succedeva da mesi.
Molti Brinnici parlarono e fu ascoltata l'opinione anche di qualche straniero: i Brumiani presero le parti di Albavento del Gufo, che chiedeva di mettere davanti a tutto la libertà di Civetta e di Arimanno, mentre i Coronensi sostennero la tesi di Inverno dell'Orso di farla pagare ai Venali imponendogli l'accettazione dell'antico culto e cancellando i loro crediti.
Alla fine tutti i Clan si trovarono invece d'accordo, insieme ai rappresentanti del regno di
Galdor, nell'appoggiare
Cuordicorvo, capoclan della Lince, che propendeva per scegliere la remissione della prima e della seconda condizione; fu anche strappata al rappresentante del Re la maggior concessione che il bando di morte per Cielo di Pietra venisse commutato in esilio perenne in terra di Brina.
Le altre richieste reali vennero dunque accolte, seppur a malincuore: i tributi ai venali vennero prontamente pagati, il dono del re restituito; inoltre Civetta Selvaggia si fece una ragione di dormire per un altro paio di mesi tra lenzuola di lino e i Brinnici tutti di non poter praticare il proprio culto lecitamente nei tre principati tetradici centrali.
Durante il concilio
Inverno fu acclamato Capoclan del
Clan dell'Orso, seggio che era vacante e ch'egli rivendicava per sé, per aver ripreso le fila di un Clan sbandato e la grande dedizione nella battaglia contro i diavoli dei ghiacci.
Personaggi Coinvolti
Corte del Principe Falcobrando
Falcobrando del Clan del Falco
Albavento del Clan del Gufo
Cervanera del Clan del Cervo
Cuordicorvo del Clan della Lince
Albomanto del Clan del Lupo
Inverno del Clan dell'Orso
Crindiluce del Clan della Volpe
Vescovo
Arnaldo Nardovino
Ser
Borromeo figlio di Anselmo
Oltre ai Capiclan e gli inviati del Re, furono ascoltati gli interventi dei Brinnici
Erbaluce e
Acanto Lincenera del Clan della Lince, e
Alidoro e
Arimanno Famedoro del Clan del Gufo, mentre tra gli stranieri intervennero la Duchessa
Bianca Portalupo, la Lassilantar
Elanor Lotenen, la Cappa Celeste Ser
Rolando Frecciarossa e Ser
Set di Ambra.
Novità e Dicerie
"Quando ormai aveva capito che gli altri capiclan non avrebbero appoggiato le sue richieste,
Albavento, capoclan del Gufo, abbandonò furiosa il concilio."
[1]
"I Brinnici si piegano, ma non si spezzano. Alla fine il Re si è reso conto di aver infranto la sua parola e si è rimesso a trattare timoroso di avere un'altra guerra per le mani."
[2]
"Un consiglio davvero strano, è durato solo poche ore e nessuno è stato ammazzato ! E' un cattivo presagio, ve lo dico io..."
[3]
"Mentre cercavo i tetradici per parlare del
Giubileo mi sono imbattuto in questa riunione; nonostante tutto penso che un bastone come quello di Falcobrando mi sarebbe stato molto utile per educare
alcuni membri della
Corte Coronense."
[4]
"Mi hanno dato da sostenere delle tesi indifendibili... anche io avrei votato come il concilio. Mi spiace solo per il povero Vescovo Nardovino, che aveva una faccia indescrivibile mentre loro sbraitavano..."
[5]
"I brumiani hanno insistito per far parlare la duchessa
Bianca Portalupo di fronte ai capiclan per aiutare il Clan del Gufo, ma la duchessa aveva troppo a cuore un certo
vescovo valniano per pensare al bene di Altabrina... L'ho detto a Falcobrando, prevedo sciagure!"
[6]
- ^ sostiene Alidoro del Clan del Gufo.
- ^ sostiene Arimanno Famedoro, Guerriero del Clan del Gufo.
- ^ Così ha commentato il gàrgiaro Capitan Libeccio.
- ^ riferisce Ser Augusto Laurenti, Gran Camerlengo.
- ^ sostiene la Duchessa Bianca Portalupo.
- ^ commenta risentita Albavento, Capoclan del Gufo.