The Witcher – La Restaurazione › Forums › News › Design Manifesto › Le Cronache del Nuovo Ordine | Parte Prima
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12 September 2024 at 20:12 #1111
Bentrovati Strighi,
In attesa di pubblicare l’aggiornamento al sito web contenente tutte le informazioni che vi serviranno per scegliere la banda con cui giocherete, ho deciso di iniziare a darvi qualche elemento di ambientazione.
Come nota, vi ricordo che noi seguiamo il canon dei videogiochi e che la nostra storia inizia a divergere da quella che conoscete subito dopo la fine di The Witcher 3.
Vi riassumo in pochissime righe cosa è successo dalla sconfitta della Wild Hunt ai giorni nostri. Tutte queste informazioni, insieme a cenni di tutta la storia antica, le troverete espanse in un vergognoso numero di pagine entro un paio di settimane.
E’ l’anno 1300. Sono passati più di trent’anni da quando Geralt di Rivia ha sconfitto la caccia selvaggia. Dopo la sua vittoria, le creature mostruose hanno misteriosamente smesso di funestare il continente. Questo ha dato una svolta alla guerra nel Nord. I Regni del Nord si sono uniti in una fragile alleanza, costringendo l’Impero di Nilfgaard a ritirasi oltre al fiume Yaruga e, in seguito, ad abbandonare anche Cintra. Mentre questo succedeva, le isole Skellige ne hanno approfittato per conquistare i territori di Cidaris, Kerack e Verden. Una pace alla fine è stata raggiunta ma Cintra e Temeria, martoriate dalla guerra, sono diventate un luogo di confine tra le tre potenze, ovvero i Regni del Nord, le isole Skellige e l’impero di Nilfgaard. Per questo motivo, Cintra e Temeria sono diventate note come le Marche di Confine.
Durante il periodo di pace, complice anche la scomparsa dei mostri, i pochi Strighi rimasti sono stati perseguitati e uccisi.
E ora inizia la vostra storia.
Cronache
del
Nuovo Ordine
-PARTE PRIMA-
Il Ritorno del Buio | 1300
Tutto ebbe inizio con il volgere del nuovo secolo quando, senza che visioni o profezie ne fossero araldo, le creature della notte ricominciarono a strisciare fuori dalle ombre per infestare di nuovo i regni dell’uomo.
Fu un cambiamento lento, graduale, come il morso della ruggine che divora la più salda catena. Le strade tornarono a essere pericolose. Le distanze si fecero più grandi. Un viaggio di pochi giorni, prima la norma per qualsiasi mercante, divenne un’impresa costosa e potenzialmente mortale. Fu la fine di due decenni di prosperità.
Più che in ogni altro luogo, la ricomparsa dei mostri si fece sentire nelle martoriate Marche di Confine. In quello che restava dei vecchi regni di Cintra e Temeria, infatti, l’assenza di un potere centrale e di armate stabili rendeva impossibile fronteggiare le nuove minacce, e ogni piccolo signore locale si trovò lasciato a sé stesso, solo a fronteggiare il ritorno del buio.
“Gran Maestro,
Le ombre della notte si stanno allungando e il silenzio nelle foreste ha smesso di essere semplice silenzio. Il male, per lunghi anni tenuto a bada dal fervore delle nostre preghiere e dalla luce dei nostri roghi, sta tornando a infestare le nostre valli e le nostre pianure. I raccolti sono in pericolo e presto ogni famiglia di buoni contadini conoscerà lutto e rovina. Dobbiamo essere pronti.
Per questo vi scrivo, Gran Maestro, perché il fuoco della vostra Rosa sia pronto ad ardere con la luce della vendetta. Ma anche per lasciarvi un monito. Un avvertimento. Perché ora? Perché le ombre si agitano al nascere di questo nuovo secolo gravido di speranze? Certi malefici non giungono mai da soli. No. Una mano ha tracciato simboli proibiti. Una voce ha pronunciato parole blasfeme. I nostri nemici si nascondono nel mezzo del nostro gregge. Dobbiamo trovarli.”
-Cyrus Engelkind Hemmelfart
I Mercenari delle Marche di Confine | 1300 – 1313
Mentre le ombre si raccoglievano sulle Marche di Confine e per i piccoli signori e i loro contadi cominciavano anni di sofferenza, per qualcun altro stava invece sorgendo una nuova epoca d’oro. I Baroni di Cintra e Temeria infatti, privi della forza militare per garantire la sicurezza delle proprie terre, diventarono sempre più dipendenti da compagnie e bande di mercenari. Molto presto, nei Regni del Nord, nell’Impero di Nilfgaard e nelle isole Skellige si diffuse la voce che chiunque poteva trovare fama, gloria, ricchezza e fortuna nelle Marche di Confine, bastava saper impugnare una spada e non dare alcun valore alla propria vita. Per quasi dieci anni Cintra e Temeria diventarono luogo di incontro e di scontro per decine di gruppi armati, ognuno alla ricerca di sogni di gloria. Tra i mercenari più famigerati, per un motivo o per l’altro, si potevano contare i Bastardi di Ferro, la Compagnia della Stella, gli Erranti del Lago, i Raminghi di Temeria, la Corte dei Corvi, i Martelli di Goran, i Figli dell’Ortica e il Patto del Giglio.
“Baroni! Non sprecate il vostro argento! Solo noi, i Bastardi di Ferro, possiamo vincere le vostre battaglie!
Siamo figli e figlie della guerra dei dieci anni. Il nostro primo ricordo è un assedio. La nostra prima nutrice una spada. Siamo cresciuti mangiando pane e tempesta. Non ci tiriamo indietro di fronte a nulla. Non rifiutiamo nessun contratto.
Baroni! A chi darete il vostro soldo? Non alla Compagnia della Stella, sempre a parlare di giustizia e mai di vittoria, e nemmeno ai Figli dell’Ortica. Vi ricordate l’ultima volta che hanno combattuto? Nemmeno noi, passano il tempo ubriachi in taverna a raccontare panzane sugli Strighi di una volta.
Baroni! A chi darete il vostro soldo? Non alla Corte dei Corvi, tagliagole, farabutti e barattieri e nemmeno agli Erranti del Lago, damerini imbellettati sempre infoiati a cavalcar bagasce!
Baroni! A chi darete il vostro soldo? Ai Bastardi di Ferro.”
-Da un manifesto affisso nella piazza di Brugge.
Il Flagello di Temeria | 1301 – 1307
Fin dal ritorno del buio, la presenza sempre crescente di creature mostruose è stata la principale minaccia per le Marche di Confine. Tuttavia, nei primi anni del nuovo secolo, gli assalti si concentrano principalmente nelle piccole baronie della Temeria meridionale. Se nel resto delle Marche i mostri erano una minaccia soprattutto per viaggiatori e per chiunque fosse così sciocco da trovarsi fuori da mura e palizzate nelle ore notturne, in tutte le terre tra lo Jaruga e Maribor veri e propri attacchi di creature feroci si schiantavano contro le misere difese dei villaggi. Come se non bastasse, sembrava che in molti casi, dietro a questi attacchi, ci fosse qualche sorta di malvagia intelligenza, perché i mostri comparivano quando le piccole comunità del contado erano indifese, senza miliziani o mercenari a presidiarle. Quando questo accadeva, gli abitanti non potevano fare altro che fuggire per salvare la loro vita. Al ritorno, di norma, trovavano le loro case distrutte e svuotate da ogni bene prezioso. Questa serie di feroci assalti venne ben presto soprannominata il flagello di Temeria.
“Ascoltate le mie parole, perché i miei occhi hanno visto.
Senza mai calpestare le ombre, ho camminato fino al fiume che divide le terre perdute. Mi sono nascosta. Ho osservato. Come un cacciatore paziente, ho atteso il momento giusto per comprendere cosa si nasconda dietro al Flagello di Temeria e poi tornare qui, tra voi fratelli e sorelle, a condividere la verità, che Villentretenmerth mi sia testimone, che il sangue del Drago mi ascolti.
Nelle Marche di Confine nessuno sa più usare i suoi sensi. Ogni vero cacciatore può vedere che di colori diversi è composto lo spirito del Flagello. Attacchi di mostri ferali e di creature senzienti, vili tradimenti di tagliagole e sanguinarie vendette degli Scoia’tael.
Eppure, anche in queste terre perdute, qualcuno prova a calcare la via del cacciatore. La compagnia della Stella ha protetto un villaggio indifeso da un attacco del Flagello. Come facevano a sapere quando sarebbe stato colpito? E’ stata solo fortuna o c’è qualcosa di più?
Il Patto del Giglio, invece, è una banda mercenaria diversa da tutte le altre qui nelle Marche. Accetta contratti solo per dare battaglia alle creature del buio. Peccato non sappiano nulla della Via della Caccia, peccato non abbiano gli occhi del Drago. Poveri stolti.
Ma nessuno nelle Marche sa più usare i suoi sensi. Altrimenti si sarebbero accorti che molti attacchi del Flagello sono cessati nel 1307. Non può essere una coincidenza.”
-Parole pronunciate durante un incontro degli Eredi di Crinfrid.
La Battaglia di Zavada | 1303
Nelle Marche di Confine, la difesa del contado e delle carovane dagli attacchi di mostri, briganti e Scoia’tael non era certo l’unica né, a dire il vero, la principale occupazione delle bande mercenarie. Molto spesso i piccoli signori locali avevano conti da regolare con i loro vicini. Furti di bestiame, irregolarità nella spartizione di una vigna, qualche bracciante che si era spinto a fare legna troppi passi oltre al ruscello. In questi casi, i signori radunavano i loro pochi armati e, soprattutto, compagnie di ventura pronte a battersi per il giusto soldo. Le bande mercenarie più attive tra Cintra e Temeria si sono affrontate tutte l’una contro l’altra sul campo di battaglia, in opposti schieramenti, almeno una volta.
Per i mercenari questi scontri erano raramente letali. Il costume nelle Marche di Confine è quello di risparmiare sempre la vita ai soldati di ventura sconfitti, in cambio di un risarcimento o di un ingaggio a prezzo favorevole.
Tra queste innumerevoli piccole battaglie, una in particolare è emblematica, sia per come si svolsero i fatti, sia per le ripercussione che essi avrebbero avuto, anni dopo, per il Nuovo Ordine degli Strighi.
Nel 1303 morì il Barone di Zavada, un piccolo villaggio nominalmente vassallo del Duca Herevard IV di Ellander ma di fatto indipendente, come tutti gli altri territori della frammentata Temeria. L’unica erede del Barone era la piccola Lorel, decisamente troppo giovane per governare. Il capitano delle guardie, tal Jannick, si propose come suo tutore e protettore, ma da Oxenfurt arrivò senza preavviso Hoel, un lontano cugino, che pretendeva di essere lui a occuparsi di Lorel e a governare in sua vece.
Dopo le parole arrivarono gli insulti e, inevitabilmente, la battaglia. Hoel assoldò i Bastardi di Ferro e una banda senza alcuna fama, conosciuta come i Guardiani, mentre la Compagnia della Stella accettò il magro soldo di Jannick, convinta della bontà della sua causa. Le tre compagnie si scontrarono in battaglia e i Bastardi di Ferro ebbero la meglio, nonostante la magra figura dei Guardiani, catturati al primo assalto. Hoel divenne così protettore di Loren e, di fatto, signore di Zavada. Jannik fu imprigionato.
“Se volete sentire la vera storia dovete pagarci almeno un altro giro. Vino di Toussaint per tutti.
Molto bene. Cosa stavo dicendo? Ah si, la battaglia. Allora, è stato credo il nostro primo ingaggio, come Guardiani intendo, una cosa da non credere, dei disperati come noi insieme ai Bastardi e alla Stella. Certo, Hoel ci aveva offerto una miseria, ma non importa. Avevamo bisogno di un po ‘ di fama, capite?
Quindi arriva il giorno della battaglia. Siamo lì, sotto la collina e pensiamo che se aspettiamo l’ordine dei Bastardi quelli di sicuro caricano prima di noi e addio sogni di gloria. Allora ci facciamo coraggio e corriamo addosso alla Stella a testa bassa.
Com’è finita?
Come vuoi che sia finita. Che ci hanno riempito di botte. Fortuna che sono gente onorevole e appena ci siamo arresi hanno smesso di pestarci.
Poi la battaglia però l’hanno vinta i Bastardi. Anche se da allora ci odiano. Pare abbiano dovuto dare fondo a tutte le loro risorse per tenere testa da soli alla Stella e ai miliziani di Jannick ma che poi, quando sono arrivati a Zavada per esercitare il diritto di bottino che Hoel gli aveva promesso, non abbiano trovato niente se non qualche rapa andata a male e dei cenci pulciosi. Secondo me sono indebitati ancora adesso.”
-Discorso sentito alla taverna “La Volpe Stonata” di Attre, tra i Guardiani e i Figli dell’Ortica.
Il Bianco Inverno | 1304
L’inizio dell’anno 1304 fu accompagnato da un inverno eccezionalmente lungo e freddo. I fiumi gelarono, lasciando ai lupi delle foreste una facile via verso i villaggi indifesi. La neve ricoprì le campagne, rifiutandosi di venire sciolta dai raggi di un pallido sole. Il gelido vento del nord, con il suo lugubre fischio, divenne compagno fedele di ogni singola notte. Gli spostamenti si fecero impossibili. I vecchi iniziarono a ricordare le storie di un tempo. Non faceva così freddo da quando, tanti anni fa, tetri cavalieri solcarono il cielo.
Quando finalmente giunse la primavera e le strade si scrollarono di dosso il bianco e pesante vello dell’inverno, viaggiatori, mercanti, guitti e semplici ubriachi ricominciarono a scambiarsi racconti nelle locande e nei crocevia. Tutti sembravano narrare la stessa cosa: incredibili e infausti prodigi avvenuti durante il bianco inverno. Qualcuno raccontava di una collina isolata su cui nevicò per un mese intero, altri di un cerchio di rose dalle lunghissime spine spuntato attraverso la brina. Qualcuno giurava di aver visto la figlia della primavera rapita da neri guerrieri e qualcun altro di aver incontrato un vecchio incatenato al dodicesimo seggio di pietra. Si parlava di lupi grandi come buoi e di drappi rossi sull’albero degli impiccati, delle campane di un villaggio sommerso risuonate da sotto un lago gelato e di una collina con denti aguzzi come la fame.
“Quando arriva il bianco gelo, non mangiare la neve gialla”
-Detto popolare
Il Mostro di Maribor | 1304
I mercenari che, a rischio della vita, cercavano fama e fortuna nelle spezzate terre di Cintra e Temeria, dovevano affrontare, senza armi d’argento o incantesimi in grado di ferire la notte, le creature mostruose nate dal ritorno del buio. Ognuna di queste cacce era un’impresa pericolosa e mortale. Uccidere i mostri era spesso semplicemente impossibile, e così i mercenari dovevano fare del loro meglio per provare, quantomeno, ad allontanarli dalle campagne coltivate o dalle sparute carovane di mercanti che ancora attraversavano le Marche di Confine.
Avvenne così che nell’autunno del 1304, il Principe Corley, figlio di Jurkast, convocò una grande caccia per stanare e uccidere il famigerato Mostro di Maribor, un crudele Leshen risvegliatosi nei boschi che costeggiano il fiume Ina. Grazie al generoso soldo del principe, per cui ancora oggi le casse di Maribor piangono miseria, quasi tutte le compagnie mercenarie delle Marche, e anche moltissimi cacciatori solitari, risposero alla chiamata e si unirono alla grande caccia.
Nonostante gli sforzi combinati di tutti i mercenari di Temeria, l’impresa fu impossibile. I soldati di ventura riuscirono a stanare la bestia e a condurla in trappola, ma tutte le loro armi e persino il fuoco e la pece si rivelarono inefficaci. Il Leshen riuscì così a spezzare le catene con cui era stato per un attimo imbrigliato e a farsi nuovamente strada nel fitto della foresta. Liberandosi, il Mostro di Maribor utilizzò i suoi oscuri poteri su Yelena, una donna del Patto del Giglio. L’esploratrice fu avvolta da spine e radici e trascinata verso il cuore oscuro del bosco, dove, forse, ancora oggi sopravvive solo per nutrire il Mostro con il suo dolore.
“Non doveva andare così. Avevamo pianificato tutto. Per giorni i Martelli di Goran e gli Erranti del Lago hanno perlustrato i boschi tra Maribor e Nessvelt. Non hanno trovato niente, se non quei maledetti feticci di sangue e legno appesi ovunque. Poi, una notte, devono aver visto qualcosa. Lo dico perché hanno acceso un fuoco. Il segnale per noi. Ci siamo mossi, assieme a quei novellini dei Guardiani. Abbiamo preparato le catene e i barili di pece, acceso le torce e messo esche di carne lungo il sentiero. Maledizione, ho personalmente infilato lì in mezzo anche ossa umane per assicurarmi che il Mostro cadesse nella trappola.
A questo punto abbiamo aspettato. Con noi c’erano anche tanti solitari. Gente strana. Non mi fido di loro. Che razza di mercenario non ha una banda, o la lascia in un altro regno per venire a prendersi il soldo del Principe?
Abbiamo aspettato. Quasi tutta la notte. Alla vista del segnale sarebbero dovuti arrivare i Bastardi di Ferro, che erano più a sud, per darci sostegno. Non si sono mai visti. Dicono di essersi persi nel bosco. Certo. Tutti sanno che se vuoi uscire dai territori di un Leshen devi toglierti i vestiti e rimetterteli al contrario. I Bastardi non sono mai arrivati. In compenso, poco prima dell’alba, abbiamo iniziato a sentire quel rumore. Si quel maledetto rumore. E poi è comparso. Il Mostro di Maribor. Ce la siamo vista brutta. Per fortuna quelli del Patto del Giglio sono arrivati da nord. Che tutti gli Dèi siano maledetti. Ti giuro che stavamo per ucciderla quella bestia. Poi non so cosa sia successo, ma ho sentito uno schianto di catene. Uno schianto di catene e qualcos’altro. Non prendermi per pazzo ma quanto odio gli Oscuri ho sentito qualcuno che urlava delle parole nella Lingua Antica. Non ho avuto tempo di ragionarci. La bestia si è liberata e ha alzato i suoi artigli. Le spine hanno preso Yelena e l’hanno trascinata via, mentre il Mostro le correva dietro. Non voglio credere alle leggende, non voglio credere che sia ancora viva, nessuno merita una fine del genere.”
-Miroslav, alfiere della Banda dell’Acquascura.
Le Bande che iniziarono la Cerca | 1304
Dopo la disastrosa caccia al mostro di Maribor, le compagnie di ventura si dispersero per Cintra e Temeria, cercando nuovi contratti che potessero ristabilire la loro fama dopo l’amara sconfitta. Solo i Martelli di Goran, i Bastardi di Ferro, il Patto del Giglio e gli Erranti del Lago decisero di passare l’inverno come ospiti del Principe Corley.
Durante la notte di Saovine dell’anno 1304, successe qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il destino delle Marche di Confine. Quella sera, nella sala grande del palazzo di Maribor, i Figli dell’Ortica stavano raccontando una delle loro storie. Quei mercenari, infatti, avevano da anni smesso di impugnare la spada, trovando molto più redditizio, anche se non per forza più sicuro, esibirsi come cantastorie nelle taverne e nelle corti. Il loro repertorio era sempre lo stesso: racconti sull’antico Ordine degli Strighi, di cui i Figli dell’Ortica sostenevano di conoscere moltissimi segreti.
Finita che fu la storia, il Patto del Giglio radunò le altre bande con cui, quasi un mese prima, aveva condiviso la sconfitta nella grande caccia, e propose un’impresa coraggiosa e folle. I guitti dell’Ortica avevano parlato di un Kaer perduto, costruito dal leggendario Arnaghad, il fondatore della Scuola dell’Orso. Se quella fortezza esisteva davvero, forse al suo interno avrebbero potuto trovare indizi su come replicare la perduta Prova delle Erbe. Se quella fortezza esisteva davvero, avrebbero potuto creare un nuovo ordine di Strighi e, finalmente, avere i mezzi per sconfiggere definitivamente i mostri del buio. Per vendicare Yelena.
Ancora scosse dall’incontro con il Leshen, le altre tre bande accettarono. Ebbe così inizio la grande Cerca.
“Dalla lontana Gemmera giunse il prode Arnaghad
Dell’Orso il primo branco, dell’Ordine il primo nemico.
A Kaedwen, la bianca foresta, il destino giocò la sua mano
E il coltello di Arnaghad di Rhys conobbe il sangue e la carne
Nella nebbia dell’alba, a Morgraig l’ultima battaglia,
Erland di Larvik ferito ma vittorioso, Arnaghad tra fuga e rancore
Dove fugge, il prode Arnaghad?
Un castello nascosto. Un Kaer stregato.
Dove fugge, il prode Arnaghad?
Sui monti, lontano dalla pianura.
Dove fugge, il prode Arnaghad?
A nascondere i suoi segreti.”
-Canzone dei Figli dell’Ortica
La Prima Chiamata | 1304
Le quattro bande si resero subito conto di quanto l’impresa in cui si erano imbarcate avrebbe potuto essere difficile e dispendiosa. Solo quattro compagnie di ventura non sarebbero bastate. Il Principe Corley, intrigato dall’idea, lasciò il palazzo di Maribor a disposizione dei soldati di ventura come quartier generale temporaneo, ma, con i forzieri ormai vuoti, non potè fare nulla per assicurare i fondi che avrebbero permesso alla grande cerca di iniziare.
Dopo un lungo inverno passato ad elaborare inutilmente piani, il Patto del Giglio annunciò la sua intenzione di partire senza alleati: non intendeva aspettare oltre e sapeva che non avrebbero mai trovato le corone necessarie a mantenere altre bande per tutta la ricerca. Pochi giorni dopo, i Bastardi, i Martelli e gli Erranti annunciarono trionfalmente di essersi impossessati di una grande quantità di oro, anche se non spiegarono mai esattamente come.
Grazie all’oro vennero reclutate altre bande e il palazzo di Maribor divenne un luogo dove tornare a rifornirsi tra un’esplorazione e l’altra. A questa prima chiamata risposero la Compagnia della Stella, i Raminghi di Temeria e la Compagnia Nera. Anche i Guardiani provarono ad arruolarsi ma furono violentemente rifiutati dai Bastardi di Ferro.
Il Patto del Giglio scrisse una lettera che venne spedita verso Nord, nei territori della Redania dove era attivo un famoso gruppo specializzato nella caccia alle creature mostruose conosciuto come Eredi di Crinfrid, per invitarlo a unirsi all’impresa, ma quella missiva non ricevette mai alcuna risposta.
Quando tutte le bande furono riunite a Maribor. ascoltarono per un’ultima volta il racconto dei Figli dell’Ortica, e poi partirono, a coppie, per la Grande Cerca. In quei momenti in cui tutte le compagnie erano riunite, appariva sempre più chiaro a tutti come Goran Aep Badh, dei Martelli, stesse lentamente venendo riconosciuto come capo carismatico dell’impresa, mettendo in ombra il Patto del Giglio.
“Oggi inizia la nostra Grande Cerca. Non per il soldo e non per la fama, ma per ritrovare misteri sepolti dal tempo. Così come il buio è tornato, così anche un Nuovo Ordine di Strighi risorgerà dall’oblio. Potremo finalmente combattere le creature della notte con argento e magia! Potremo rendere di nuovo sicure Cintra e Temeria! Per il giusto prezzo, ovviamente.”
-Goran Aep Badh
La Grande Cerca | 1304 – 1306
Per due anni, le bande di mercenari che avevano deciso di abbandonare fama e fortuna per inseguire il sogno di ricostruire l’Ordine degli Strighi si dispersero per tutte le Marche di confine, cercando di dare senso ai deboli indizi nascosti in una canzone, indizi che, credevano, li avrebbero portati al leggendario Kaer Arnaghad, dove forse i segreti degli antichi Strighi erano ancora custoditi.
Le bande condussero le loro esplorazioni a coppie, tornando a Maribor per rifornirsi solo una volta a stagione. I Raminghi di Temeria partirono con la Compagnia Nera, gli Erranti del Lago con i Bastardi di Ferro e il Patto del Giglio con la Compagnia della Stella. Solo i Martelli di Goran si avventurarono per la Grande Cerca senza alcun supporto. Nessuna delle bande parla volentieri degli anni della Cerca, ma in molti sospettano che tutte ne siano state segnate profondamente.
Quando ormai l’estate del 1306 stava finendo e nessuna compagnia aveva ancora trovato il Kaer perduto, i Martelli di Goran tornarono senza preavviso al palazzo di Maribor, dove erano da poco arrivati anche i Figli dell’Ortica, per approfittare dell’ospitalità del Principe nel mezzo del loro girovagare tra corti e taverne. Appena li ebbe incontrati, Goran Aep Badh sfoderò la spada e minacciò di sgozzarli se non avessero rivelato tutto ciò che sapevano su Kaer Arnaghad.
I Figli dell’Ortica confessarono che forse, nel raccontare le loro storie, avevano arricchito quel poco di verità che conoscevano con particolari senza dubbio interessanti ma forse non del tutto verosimili. Solo l’intervento del Principe Corley salvò i Figli dell’Ortica dalla rabbia di Goran.
Il Principe sentenziò che gli ex-mercenari diventati guitti, per fare ammenda, avrebbero dovuto riprendere il loro vecchio mestiere e votarsi completamente ad aiutare le bande impegnate con la Cerca. Del resto, se sapevano così tante cose sugli antichi Strighi, perché non metterle in pratica?
Così i Figli dell’Ortica, posato il liuto e imbracciata nuovamente la spada, partirono insieme ai Martelli di Goran, mentre l’oro per finanziare la Grande Cerca stava ormai per finire.
“Adesso ascoltatemi bene, perché parlerò una sola volta. Quando mio padre, il Principe Jurkast, regnava su Maribor, i guitti che oltrepassavano il limite venivano presi e inchiodati a un portone per la lingua. Ora, alcuni potrebbero dire che voi Figli dell’Ortica non abbiate mai saputo nulla degli Strighi e abbiate solo ripetuto storie da taverna condite da panzane e menzogne. Non sarò io quel qualcuno, altrimenti dovrei iniziare a preparare i chiodi per le vostre lingue. Potrei anche lasciare che Goran vi spacchi il cranio, senza pensare a quanto si sporcherebbe la mia sala grande. No. Io vi proporrò un accordo, e voi lo accetterete. Da oggi farete parte della Cerca, come mercenari e magari un giorno come Strighi. Da oggi farete parte della Cerca e mi dovrete per sempre un favore. Un favore personale. Siamo intesi?”
-Principe Corley di Maribor, ai Figli dell’Ortica
Il Dono del Corvo | 1306
Quando il rigido inverno del 1306 costrinse tutte le compagnie di ventura impegnate nella Grande Cerca a cercare rifugio nel palazzo di Maribor, tutti si resero subito conto di come l’impresa sembrava destinata a fallire. Non restava più nessuna corona nei forzieri e le bande avrebbero dovuto ricominciare a farsi assoldare da signori e mercanti per poter sopravvivere. Non la condizione ideale per cercare un Kaer leggendario.
Fu in quel momento che, non invitati, ma con un tempismo quasi sospetto, i famigerati mercenari, o per meglio dire, banditi, della Corte dei Corvi entrarono nella sala grande del palazzo del Principe, portando un’offerta incredibile: la posizione di Kaer Arnaghad.
Prima che chiunque potesse dire qualcosa, gli Erranti del Lago presero la parola e sul loro onore, e nel nome di tutto il futuro Nuovo Ordine degli Strighi, giurarono che la Corte dei Corvi avrebbe potuto avere in cambio tutto ciò che desiderava.
I Corvi, senza scomporsi, dissero che non avrebbero chiesto oro né argento, ma solo che gli venisse tributato il giusto riconoscimento, e che per sempre il Nuovo Ordine avrebbe ricordato il loro eroico dono.
Gli Erranti accettarono e giurarono, a nome di tutti, senza ricordare che un posto d’onore nel Kaer era già stato promesso, una notte d’autunno di due anni prima, al Patto del Giglio, la banda che per prima immaginò il Nuovo Ordine.
Ma quello sarebbe stato un problema per un’altra volta. Senza nemmeno aspettare la fine dell’inverno, tutte le bande partirono seguendo le indicazioni dei Corvi. Non verso i monti, come diceva la canzone, ma nella pianura, da dove le vette delle Amell poteva essere vista solo in lontananza.
Li, in una campagna desolata, non collegata da alcun sentiero e immersa in una nebbia innaturale, finalmente, i soldati di ventura arrivarono a Kaer Arnaghad.
“Gli Erranti del Lago hanno una sola parola, e sul nostro onore e sulla bianca Dama giuriamo di rispettarla. Che in eterno la Corte dei Corvi sia ricordata come una banda di eroi, che per sempre il Nuovo Ordine gli renda omaggio”
-Giuramento degli Erranti del Lago, in nome del Nuovo Ordine, alla Corte dei Corvi
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