The Witcher – La Restaurazione Forums Design Manifesto Le Cronache del Nuovo Ordine | Parte Terza

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    Marco BielliIl Bardo
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      Cronache

      del

      Nuovo Ordine

      -PARTE TERZA-

       

      La Promessa di Midinváerne | 1308 

      Le bande andate in spedizione nel cuore della Nebbia, per strappare l’occhio destro della Regina Calanthe dalla perduta Cintra, tornarono a Kaer Arnaghad il giorno di mezzinverno dell’anno 1308, lo stesso giorno in cui giunse alla fortezza una piccola armata decisa a spazzare via il Nuovo Ordine ancora prima che potesse nascere ufficialmente.

       

      L’armata era composta da soldati delle tre più influenti potenze del continente: Drangarnir Tuirseach, figlio dello Jarl Svaneige e araldo dell’assemblea dei capi, portava con sé cento guerrieri delle isole Skellige; Sir Wesley, della nobile casa Forthrite di Kaedwen e ambasciatore dell’alleanza dei Regni del Nord, guidava un’intera ala di cavalleria pesante; Eilan aep Ardal, infine, in qualità di legato imperiale e di figlia del generale Ardal aep Dahy, era scortata da una divisione di fanteria Nilfgaardiana e dalla famigerata Brigata Eclissi. 

      Il drappello era stato radunato da Philippa Eilhart, determinata a punire i mercenari per la scomparsa di Ida Emean aep Sivne, di cui li riteneva responsabili. Grazie all’influenza della maga, tutte e tre le grandi potenze avevano accettato di inviare uomini e ambasciatori, principalmente per assicurarsi a vicenda che nessun rivale guadagnasse influenza o potere nelle Marche di Confine o tramite questo ipotetico Nuovo Ordine, più che per genuino interesse verso i desideri della Loggia.

       

      Fu proprio il dissenso tra i tre capi della spedizione punitiva che permise ai mercenari di sopravvivere ad un massacro annunciato. Infatti, gli inviati delle Skellige, dei Regni del Nord e dell’Impero di Nilfgaard persero un’intera mattina a discutere tra loro di come condurre l’assalto e, soprattutto, di chi avrebbe dovuto reclamare come sua la fortezza, dando così il tempo ad un aiuto inaspettato di arrivare a Kaer Arnaghad

       

      La maga Keira Metz giunse al Kaer accompagnata dal Principe Corley di Maribor, da Carwin Erin Dyffriyn aep Dheran, il Cavaliere Nero di Cintra e da una banda conosciuta come I Mastini di Vivaldi, liberi agenti dell’omonima banca. Il suo arrivo nel campo di Philippa trasformò definitivamente i preparativi per l’assalto in una discussione su quale sarebbe dovuto essere il destino del Nuovo Ordine e del loro prezioso Kaer.

       

      Fu subito chiaro, infatti, che la distruzione dell’ordine avrebbe potuto riaccendere le fiamme del conflitto tra le potenze: Kaer Arnaghad era una risorsa importante, una fortezza gremita di segreti magici e posta nel mezzo delle Marche di Confine. Senza il Nuovo Ordine di mezzo, i Regni del Nord, le isole Skellige e l’Impero di Nilfgaard sarebbero sicuramente arrivati a uno scontro armato per il controllo del Kaer. Inoltre, dopo la caduta di Cintra, le potenze erano senza dubbio interessate al ritorno di abili cacciatori di mostri.

       

      Fu così deciso che il Nuovo Ordine sarebbe potuto sopravvivere. Anzi. Avrebbe dovuto fare di tutto per riuscire a completare il rituale suggerito da Philippa, anche senza il supporto della Loggia, ormai ostile alla causa degli Strighi. Gli ambasciatori delle tre potenze si raccomandarono di convocare più bande mercenarie possibile prima del rito. Evidentemente, siccome il prodigio poteva essere tentato una sola volta, volevano assicurarsi il maggior numero di cacciatori di mostri possibile.

       

      Per finanziare l’espansione del Nuovo Ordine fu preferito fare affidamente su di un sostanzioso prestito da parte della Banca di Vivaldi invece che su risorse provenienti dalle potenze. Questo fu fatto per preservare l’indipendenza degli Strighi, anche se apparve subito chiaro che ogni regno e ogni alleanza avrebbe cercato, in futuro, di aumentare la sua influenza sull’Ordine fino a prenderne il controllo. Come garanzia per il loro investimento, i Mastini di Vivaldi, emissari della banca, chiesero di essere reclutati nell’Ordine, sicuramente pregustando i futuri profitti che dei mercenari fuori dal comune, eredi degli Strighi delle leggende, avrebbero potuto assicurarsi nelle Marche di Confine.

       

      Infine, come risarcimento per la Loggia, voluto da Keira,  fu decretato che anche i loro Cavalieri sarebbero stati inseriti nel Nuovo Ordine. Inoltre, fu chiesto ad ogni banda di giurare, sulla propria vita, che non si sarebbe mai immischiata in prodigi di magia nera, che non avrebbe mai mentito sull’esito di un contratto o di una caccia e che non avrebbe osato sfidare o usurpare la nobiltà delle Marche di Confine. 

       

      Tutte le bande giurarono, senza avere molta scelta, in quella che fu conosciuta come la Promessa di Midinváerne.

       

      Pare, tuttavia, che la Promessa non bastò a placare l’ira di Philippa e che solo l’intervento di Keira riuscì a contenere la maga.

       

      “Vi assicuro, signorie vostre, che non c’è nessuna necessità di scomodare il signor Vimme per una questione così triviale. In qualità di liberi agenti, noi Mastini abbiamo licenza di gestire liberamente le risorse affidate al nostro controllo. Purché generino profitto, ovviamente. Ma di questo voi nobili signori e signore non dovrete preoccuparvi. Dicevamo quindi, che la situazione appare evidente. Per quanto la vostra rabbia, saggia Philippa, sia condivisibile, è chiaro che le potenze qui riunite abbiano altri piani per questo cosiddetto Nuovo Ordine. Ora, lungi da noi supportare la causa di mercenari e soldati di ventura, non credete alle storie sul nostro conto, non abbiamo nulla a che spartire con quella schiatta, ma ci sembra solo che naturale questo tipo di interesse. Insomma, con i tempi che corrono, chi non vorrebbe dei cacciatori di mostri da mandare a morire contro gli orrori di Cintra senza rischiare la vita dei propri soldati? Poi, certo, le Marche di Confine avranno sempre bisogno di mercenari e sappiamo tutti che le bande di Kaer Arnaghad non smetteranno mai di fare i soldati di ventura. Inoltre, capiamo anche le pressioni del nobile Principe di Maribor e del celebre Cavaliere Nero di Cintra. Voi avete investito considerevoli risorse nell’aiutare, volontariamente o senza altra scelta, la causa di questi mercenari e sarebbe un peccato vedere tutti i vostri sforzi rovinati da un massacro, diciamo bene?

      Ora però, l’impresa di queste bande di ventura ha bisogno di oro. Molto oro. La nobile Eilan aep Ardal ha offerto un numero francamente vertiginoso di fiorini d’argento come sostegno da parte di Nilfgaard, e questo le fa onore, ma forse ha preferito non guardare come Drangarnir, da vero figlio di capi, abbia reagito digrignando i denti e portando la mano sull’ascia. Noi crediamo che sarebbe meglio per tutti preservare la neutralità di questo Nuovo Ordine, lasciando che sia la Banca di Vivaldi a finanziarlo. Non in cambio di controllo, ma solo del giusto profitto. E, in effetti, di una piccola altra cosa…”

      -I Mastini di Vivaldi

       

       

      La Terza Chiamata | 1309

      Grazie all’oro portato dai Mastini di Vivaldi e all’insistenza delle tre grandi potenze, il Nuovo Ordine si ritrovò a reclutare per la terza e ultima volta bande mercenarie disposte a far parte di una nuova generazione di Strighi. Non è mistero che i fondatori del Nuovo Ordine, e in particolare il Patto del Giglio e i Martelli di Goran avrebbero voluto una maggiore selezione dei candidati, nella speranza di creare un ordine che potesse diventare il degno erede del sogno di Erland di Larvik, ma Drangarnir, Sir Wesley ed Eilan erano stati perentori: l’Ordine avrebbe dovuto accettare chiunque. Anzi, per usare le loro parole, siccome il rito poteva essere celebrato una sola volta, avrebbe dovuto accettare cani e porci.

       

      Fu così che, nel corso dell’anno 1309, molte nuove bande misero campo fuori da Kaer Arnaghad ed entrarono a far parte del Nuovo Ordine.

       

      A seguito dei fatti di Midinváerne, non furono solo i Mastini di Vivaldi e i Cavalieri della Loggia a imporsi tra i futuri strighi. Tanto l’Impero di Nilfgaard che il Cavaliere Nero di Cintra insitettero perché la Brigata Eclissi fosse ammessa nell’Ordine. Allo stesso modo, i Regni del Nord, supportati dal principe Corley, si assicurarono un posto per la Banda della Catena, un gruppo mercenario formato da condannati a morte di Redania che avevano scambiato la forca con il dubbio privilegio di rischiare la vita contro i mostri di nebbia e di spine. Stranamente, Drangarnir non insistette per avere nell’Ordine alcuna banda legata alle isole Skellige. Che forse qualcuna fosse già alleata al figlio di capi?

       

      Da Nord giunsero gli Eredi di Crinfrid, con i loro vessilli in foggia di Drago. Nessuno sa cosa li spinse a cambiare idea. Mentre dal Velen arrivarono gli Orfani della Palude, coloro che un tempo furono strappati ad un destino peggiore della morte dal leggendario Geralt di Rivia in persona. Da qualche parte nelle Marche di Confine si presentò anche una banda che nessuno prima aveva mai sentito nominare: le Volpi Stonate, o ubriache, un gruppo di avventurieri e mercenari con tutto da dimostrare.

       

      Fra tutti, l’arrivo di un gruppo in particolare destò sospetti e perplessità. Non si trattava di una compagnia di ventura ma di una banda nata apposta per entrare a far parte del Nuovo Ordine. Questa banda si faceva chiamare Vatt’ghern, la parola usata nella Lingua Antica per chiamare gli Strighi, e, benché tutti suoi membri fossero umani, dicevano di avere a cuore le Razze Antiche, troppo spesso ignorate dalle tre grandi potenze. Se si riferissero a regni come Dol Blathanna o ai banditi Scoia’tael, nessuno si curò di chiederlo. Tutti però ricordavano bene cosa successe durante la caccia al Mostro di Maribor e le parole udite nella Lingua Antica.

       

      Per nulla abbattuti dai continui rifiuti, i Guardiani provarono per la terza volta a farsi reclutare e, finalmente, ebbero successo. La volontà dei Bastardi di Ferro non poté nulla contro il decreto delle  tre potenze.

       

      Infine, altre bande prive di fama giunsero nell’Ordine: la Banda dell’Acquascura, i Fiori d’Argento, i Becchini delle Marche, le Corone di Novigrad, gli Allegri Compagni e i Reietti del Confine.

       

      “-Non potranno rifiutarsi ti dico, lo ha scritto su pergamena qualche nobile importante, forse l’Imperatore in persona!

      -Non mi interessa, ti ho già detto di no, non è posto per noi.

      -Ma non capisci? È la nostra occasione. Pensaci, diventare mercenari, anzi, cosa dico, diventare come gli Strighi delle leggende, vagare per le Marche di Confine, prenderci tutti i fiorini dei Baroni, sconfiggere mostri, scoprire segreti..

      -E le maghe sugli unicorni impagliati?

      -Certo, anche le maghe sugli unicorni impagliati! E il vino, i dadi e le canzoni! Fama e fortuna. Quello che non avremo mai restando qui.

      -Ma tu sai com’è fatta una spada almeno?

      -Certo che si. Facevo il garzone dal vecchio fabbro, prima che gli Oscuri gli bruciassero la bottega durante la ritirata.

      -Si ma ne hai mai presa in mano una?

      -Ma cosa importa, quanto vuoi che sia difficile. Senti, tutte quelle cose le possiamo imparare dopo. A combattere dico. Per ora basta partire.

      -Non ti ricordi tutte le storie sui mercenari delle Marche? Tu credi di essere come i Bastardi di Ferro? O come la Compagnia della Stella? Quelli sì che sono veterani. Oppure guarda gli Erranti del Lago, con i loro mantelli di velluto e i ricami d’argento. Gran signori. E noi invece siamo solo quattro straccioni.

      -Appunto per quello dobbiamo partire adesso! Tutte quelle bande, hanno tutte una lunga storia, memorie oscure e tormentate, legami torbidi con altri mercenari e segreti scomodi con cui fare i conti tentando di non cedere alle lacrime. Hanno troppo passato, capisci? Noi invece siamo liberi. Noi non abbiamo niente da perdere e tutto da guadagnare. Dannazione, scommetto che loro nemmeno si ricordano quanto è bello andare all’avventura, arraffare tesori, salvare donzelle…

      -Nemmeno tu. Non lo hai mai fatto.

      -No ma l’ho sempre sognato. È questa la differenza.

      -Facciamo finta per un attimo che tu mi abbia convinto, come pensi di mettere in pratica questo sogno?

      -Allora, per prima cosa ci servono i soldi per il viaggio. Ci basterà vendere la taverna.

      -Cosa?

      -Fidati di me. Una volta arrivati alla fortezza ci facciamo reclutare e poi…poi improvvisiamo. Vedi, tutti quegli altri sanno già cosa sono. Noi invece no. Noi saremo tutto. E se tutto andrà male…avranno pur sempre bisogno di una taverna anche quegli strighi, no? 

      -Non abbiamo nemmeno un nome.

      -Bè, se dobbiamo abbandonarla, almeno portiamoci via qualcosa di suo. Il nome.

      -Vuoi chiamarci La Volpe Stonata?

      -Si!

      -Forse sarebbe meglio ubriaca. Ma al diavolo, mi hai convinto. Noi saremo tutto.

      -Noi saremo tutto.”

      -Le Volpi Stonate, forse ubriache, prima di partire da Attre.

       

       

      La Lunga Attesa | 1309

      Mentre la primavera e l’estate si affrettavano verso l’autunno, le bande della Terza Chiamata arrivavano una dopo l’altra alla fortezza che fu di Arnaghad. In quei mesi, la preoccupazione del Nuovo Ordine era solo una: trovare il modo di celebrare il rituale per diventare Strighi anche senza l’aiuto della Loggia. Il componente principale, ovvero l’occhio destro della Regina Calanthe, veicolo per il potere stesso della Nebbia, era nelle loro mani, ma, da solo, non sarebbe bastato. Tra tutti i mercenari presenti al Kaer, ben pochi si intendevano di cose magiche e pericolose, come gli incanti rituali e la voce dei morti rubata alle colline, così solo in pochi si dedicarono al fondamentale compito di ultimare le preparazioni per la fatale cerimonia. I Cavalieri della Loggia, nonostante i sospetti e la diffidenza, si presero il dubbio onore di condurre l’impresa, aiutati ovviamente dai Martelli di Goran. Anche gli Orfani della Palude, che sulla loro pelle avevano sperimentato terribili malefici il cui ricordo non sarebbe mai svanito dall’anima e dal cuore, misero le loro memorie tormentate al servizio dell’Ordine. Tuttavia, fu chiaro da subito che i Cavalieri della Loggia non apprezzavano particolarmente le loro conoscenze, troppo rustiche e popolari, più adatte a una vecchia che vive in una casa retta da zampe di gallina che alle alte torri della vera magia. Con sorpresa di tutti, anche le Code Mozze parteciparono, in virtù della loro abilità nel trovare ogni tipo di reagente alchemico, soprattutto quelli, come dire, meno tollerati dalla legge dell’Impero e dei Regni del Nord.

       

      Mentre le quattro bande cercavano di rincorrere un prodigio di cui a stento capivano la natura, lastricando la strada per un disastro annunciato, le altre si godevano, accampate fuori dal Kaer, mesi di tranquillità pagati dai forzieri, sempre più vuoti, portati dai Mastini di Vivaldi. Nonostante la parziale vittoria nella battaglia per Kaer Arnaghad, infatti, fu deciso senza lamentela alcuna che nessuno sarebbe mai dovuto entrare nella fortezza fino al giorno del rito: molte trappole e molte creature magiche infestavano ancora le sue mura e, soprattutto, molti tesori attendevano di essere scoperti e reclamati dall’Ordine interno, non da una singola banda. 

       

      Come è ovvio, il divieto fu infranto almeno una volta, prima che fosse calata anche solo una luna. Durante questa spedizione, di cui ancora non si conoscono gli autori, fu trovata una cassa di armi d’argento. Invece che rivenderla, come sarebbe stato naturale, la cassa fu lasciata al centro del campo, per essere trovata, giunta l’alba, dal resto dell’Ordine. I mercenari si fiondarono sulle armi d’argento, immaginandosi già Strighi, ma loro malgrado scoprirono che le armi di quel materiale sono incredibilmente fragili e difficili da maneggiare senza essere addestrati a farlo. 

       

      Durante i mesi della lunga attesa, il campo fuori da Kaer Arnaghad divenne il centro delle attività delle compagnie di ventura. Ogni banda fece in modo di allestire un accampamento che riflettesse la sua natura e mostrasse il suo prestigio ma non solo, ben presto i mercenari si accorsero di poter guadagnare fama e ricchezza date da una situazione del genere, creando luoghi di cui gli altri avevano bisogno.

       

      Fu così quindi che il campo degli Erranti del Lago divenne una radura elegante, dove le torce illuminavano feste in maschera e balli sull’erba mentre arazzi preziosi decoravano la tenda principale. Le Onde Nere, quasi come contraltare, misero campo al lato estremo, vicino al bosco, e in breve tempo la loro tenda divenne famosa per il rum, il gioco d’azzardo e gli affari sordidi che li si potevano trovare. Altri crearono campi dove svolgere tornei e duelli d’arme e si misero a vendere la loro esperienza ai nuovi venuti, mentre qualcuno preferì trasformare la propria tenda in una taverna o in un bordello.

       

      Nel corso di questo periodo, molti ospiti, viaggiatori e potenziali patroni andavano e venivano dall’accampamento. Alcuni di loro erano ricchi e altri poveri, alcuni nobili e altri plebei, alcuni virtuosi e altri briganti e sempre preferivano fermarsi in quei campi che più li mettevano a loro agio. Non di rado questi ospiti portavano con loro offerte di profitto o di soldo in cambio di qualche armato, e così spesso qualche banda si assentava dalla radura del Kaer per andare a inseguire fama e fortuna.

       

      Ovviamente, in un campo di mercenari delle Marche di Confine, le risse, gli agguati, gli scontri armati e le contese più o meno onorevoli erano all’ordine del giorno. A volte per rubarsi un contratto, a volte per un insulto o un debito di gioco, a volte semplicemente perché un pugno in faccia non si nega a nessuno.

       

      “-Sai cosa chiedevo agli dei, mentre ero in galera a Tretogor? Chiedevo di farmi diventare una mosca. E sai perché? Perché le mosche mangiano i morti e mangiano la merda, e siccome le mosche mangiano i morti e mangiano la merda non soffriranno mai la fame. Capisci? Quello volevo essere. Una mosca che mangia morti e che mangia la merda.

      Adesso non ne sono più sicuro. Guardati intorno. Forse quel bastardo di Kaedwen non ha mentito e questa può essere davvero una seconda occasione, anche per la feccia come noi.

      -Parla per te. Io sono innocente. Mi hanno messo dentro per sbaglio.

      -Ma certo che si. Eravamo tutti innocenti là dentro. Innocenti che tagliano le gole e si rubano le vacche.

      -Come ti permetti..

      -Non è importante. Adesso siamo liberi. Liberi di farci ammazzare ma liberi. Quindi, cosa vogliamo diventare? Mosche che mangiano i morti e la merda?

      -Forse no.

      -No, esatto.

      -Ma cosa possiamo diventare? Siamo arrivati per ultimi, mi sembra che qui ognuno abbia già il suo ruolo. Ci sono quelli con la taverna e quelli con la bisca, i signori imbellettati e persino le puttane.

      -E allora? Vuoi una taverna anche tu? Aprila nella tenda. Vediamo se ci viene qualcuno. E se non ci viene nessuno possiamo sempre trovare il modo di far chiudere quell’altra, o di rovinargli la reputazione. Vuoi anche tu un salotto pieno di nobilotti? Iniziamo a rubare arazzi e tutte quelle stronzate eleganti che amano tanto. Vuoi diventare una puttana? Inizia a…

      -Taci o ti spacco la testa.”

      -La Banda della Catena

       

       

      Il Rito | 1309

      Arrivò così la notte di Saovine dell’anno 1309, il quinto anniversario della Cerca, il momento prescelto per celebrare il Rito da cui nessuno sarebbe potuto tornare indietro. Il racconto di quella notte e dei malefici che avvennero è un segreto che il Nuovo Ordine non ha mai rivelato a nessuno.

       

      Tutte le bande entrarono nella piana del Cerchio Runico, oltre le mura di Kaer Arnaghad. Entrarono i Martelli di Goran e il Patto del Giglio, la Corte dei Corvi e gli Erranti del Lago, la Compagnia della Stella e i Bastardi di Ferro seguiti dai Figli dell’Ortica. Dietro di loro, in silenziosa processione, vennero le Onde Nere, l’Ordine della Rosa Bianca e gli Spettri di Cintra. Poi, reggendo il frammento di una lapide e l’erbaccia delle colline, fu il turno della Brigata Eclissi e dei Guardiani, dei Mastini di Vivaldi e della Banda della Catena, dei Vatt’ghern e delle Volpi Stonate, forse quella notte non ubriache. Chiudevano la terza colonna gli Eredi di Crinfrid, recando, senza curarsi di cosa fosse loro richiesto, le alte insegne del Drago. Infine, fu il turno delle altre bande: i Raminghi di Temeria e i Cacciatori di Vizima, gli Scudi di Maribor e i Ratti dei Vicoli, la Banda dell’Acquascura e le Corone di Novigrad, i Fiori d’Argento e i Becchini delle Marche, gli Allegri Compagni e Reietti del Confine. Mancavano solo la Compagnia Nera e i Falchi del Nord, fuggiti chissà dove con l’occhio sinistro della Regina Calanthe.

       

      Quando tutti ebbero preso posto, le Code Mozze lordarono la piana con sangue e piscio di mulo e, davanti a ogni runa, misero un’anfora  con organi strappati a creature deformi, forse umane, forse mostruose, ricoperti poi da mandorle e miele. Fatto questo, entrarono nel cerchio, in silenzio. Vennero poi gli Orfani della Palude, dal bosco, e poiché il cerchio era troppo piccolo per contenere tutte le bande, lo allargarono con feticci di radici e con feticci di spine. Fatto questo, restarono in silenzio. Quando la luna si nascose dietro nuvole nere, giunsero i Cavalieri della Loggia, portando l’Occhio della Regina Calanthe, che misero al centro del cerchio, non prima di aver guardato con disprezzo i feticci di radici e i feticci di spine lasciati dagli Orfani.

       

      Tutto era pronto.

       

      D’un tratto, prima che una singola parola fosse pronunciata, delle fiaccole si accesero nell’oscurità, accompagnate dai passi pesanti di uomini e donne d’arme e di fede. Troppo spaventati dalle sconosciute regole della magia, i mercenari del Nuovo Ordine non osarono uscire dal cerchio in cui si trovavano e assistettero immobili all’arrivo di quel manipolo di guerrieri. I nuovi arrivati, armati di spade e di fiaccole, dissero di essere l’Ordine della Rosa Fiammeggiante, inviato dal Grande Inquisitore Michelis per controllare che nessun diabolico maleficio fosse perpetrato. Giurarono di non voler ostacolare la rinascita degli Strighi e che si sarebbero limitati ad osservare. Gli Orfani della Palude li avvertirono: se, per qualunque motivo, fossero entrati nel cerchio dopo l’inizio del rito, la magia dell’occhio avrebbe colto anche loro, trasformandoli in Strighi come il resto dei mercenari. Un destino che sicuramente gli zeloti della Rosa Fiammeggiante reputavano peggiore delle morte.

       

      Senza badare ai nuovi arrivati, che si erano fermati oltre i limiti del cerchio, oltre i limiti del Rito, i Cavalieri della Loggia diedero inizio all’infausto prodigio.

       

      Tutti si accorsero nello stesso momento che una figura stava nel centro del circolo, ma nessuno avrebbe potuto dire quando ci era arrivata. Portava una pesante armatura nera, con il tetro elmo che fu dei Navigatori della Caccia Selvaggia. Raccolse l’occhio della Regina Calanthe e parlò con la voce insieme solenne e beffarda dei malvagi Aen Elle: mi avete chiamato. Sono giunto. L’accordo è rispettato.

       

      Dopo aver pronunciato quelle parole, l’elfo alzò al cielo l’occhio della Regina Calanthe, e dal freddo buio tra una stella e l’altra, la Nebbia iniziò ad addensarsi, confondendo pensieri e memoria, confondendo il resto di questo racconto.

       

      I mercenari stretti nel cerchio sentirono la voce dei morti portata dalla Nebbia, gelida e tagliente, come il rancore di generazioni di Strighi dimenticati nella terra, abbandonati in fosse senza nome, pietra o preghiera. La voce dei morti e la memoria della tomba stava lentamente cambiando i mercenari del Nuovo Ordine, rendendoli in parte simili, anche se solo un pallido riflesso, agli Strighi delle leggende.

       

      Poi il Navigatore tese ancora di più il braccio verso il cielo, e la Nebbia si fece più densa e più fredda. Iniziò ad infiltrarsi nel cuore e nell’anima dei mercenari. In alcuni più velocemente, come se il loro spirito fosse felice di accoglierla, in altri più lenta, ma sempre inesorabile. Poco alla volta, la volontà del Nuovo Ordine si stava legando alla Nebbia, poco alla volta, la volontà del Nuovo Ordine stava diventando preda del Navigatore.

       

      Fu in quel momento che i fedeli seguaci dell’Ordine della Rosa Bianca riuscirono a scrollarsi di dosso il torpore e l’incanto, recitando in coro il giuramento dei cavalieri di un tempo, quell’antico codice di cui si ritenevano eredi. Provarono a fiondarsi contro l’elfo della stirpe degli Aen Elle ma senza successo, poiché la magia proteggeva il tetro Navigatore.

       

      Fu così che l’Ordine della Rosa Bianca guardò fuori dal circolo, cercando con lo sguardo i loro antichi compagni, ora rivali fedeli alle fiamme. Urlò la Rosa Bianca, urlò verso la Rosa Fiammeggiante, e nel nome dell’antico codice chiese aiuto, un richiesta più dolorosa di cento ferite.

       

      La Rosa Fiammeggiante esitò, consapevole dei rischi. Poi, con una maledizione e una preghiera al Fuoco Eterno tra i denti, si lanciò verso l’interno del cerchio, legandosi così per sempre al destino del Nuovo Ordine. 

       

      Appena furono tra le Rune, gli inquisitori della Rosa Fiammeggiante diedero fuoco a un raro ordigno, una piccola e pesante sfera di bronzo. Dopo l’esplosione, un fumo nero e verde si diffuse nell’aria. Era polvere di dimeritio, materiale capace di soffocare il potere magico di qualunque stregone. Mentre il Navigatore si rese conto di quanto stava accadendo, la Rosa Bianca e la Rosa Fiammeggiante avanzarono verso di lui. Guardando in faccia la morte, l’elfo decise di fuggire, sciogliendosi nella nebbia, con il poco potere rimastogli, e di non finire il suo tetro incanto.

       

      Tutti restarono in silenzio, finché una pioggia fine e fredda non prese a cadere. Il rito era compiuto. I mercenari del Nuovo Ordine, e la Rosa Fiammeggiante, erano ora eredi degli Strighi. Erano ora legati alla Nebbia. Per sempre.

       

      “Sul mio onore, non ho sufficienti parole né bastante ragione per rendere a voi che fu quella notte. Già nel principiarsi dell’impresa, quando che i Cavalieri della Loggia ci fecero edotti del loro disegno, vi fu tra loro e gli Orfani della Palude grande alterco, che ognun accusava l’altro di cospirare per attirare su noi tutti l’infausto maleficio, dove gli uni avevano in animo di invocar la nebbia e quegli altri, invece, le spine. 

      Dal canto nostro, ci limitimanno a ripetere nel cuore li antichi giuramenti, come unica difesa contro il male che andava ad appropinquarsi. 

       

      Venne così l’ora fatale del prodigio, e, come tutto fu pronto, vidi là, nel mezzo della piana, la nera figura sollevar nella notte l’Occhio, prima che dalle stelle scendesse la tetra bruma.

       

      Or io non so come designar il mio sentimento in quell’ora, ma sentii nella testa, come fossero pensieri miei, le altrui memorie, che m’ammaestravano e  mi indirizzavano in perdute vie, di segni e di spada. Sentii nel cuore, come fosse parte delle mie membra stesse, la nostalgia per un casa perduta e il desiderio furente d’impugnar armi nel nome del Grifone. Più il tempo passava, più quelle voci che m’avevan preso dimora nella testa non sembravano altrui, ma mie stesse, come quando ci sovveniamo d’un ricordo di fanciullezza a lungo sopito e finalmente non rimasi che io, uno Strigo.

       

      Fu allora che la nebbia repente ci divenne inimica, e il cupo Navigatore svelò il suo inganno. Non so perché noi fummo risparmiati, ma posso dirvi che questa è la virtù delli antichi cavalieri e del codice loro, la silente risolutezza, non li eleganti pennacchi e le belle parole con cui s’agghindano quelli del Lago.

       

      Fu così quindi che il prodigio più grande fu compiuto e noi e la Rosa di fiamme combattemmo fianco a fianco, dimentichi per un istante del sacro dovere di faida. E mai più si ripeterà quel prodigio.”

      -Testimonianza dell’Ordine della Rosa Bianca

       

       

      Il ritorno degli Strighi e delle Scuole | 1309

      Nonostante il tradimento del Navigatore, il Rito della notte di Saovine era stato compiuto. Pur senza conoscere il segreto della leggendaria Prova delle Erbe, i mercenari del Nuovo Ordine avevano trovato il modo di diventare in qualche modo simili agli Strighi di un tempo, rubandone i misteri dalla voce dei morti e dalla memoria della tomba. 

       

      I mercenari avevano così ereditato una parte delle conoscenze degli antichi Strighi, guadagnando la possibilità di addestrarsi nelle loro arti di combattimento e conoscenza in pochi mesi invece che in lunghi e dolorosi anni, a patto di avere a disposizione maestri e strumenti adatti.  Allo stesso modo, avevano ereditato la possibilità di utilizzare la magia dei Segni e altre vie segrete. Se i membri del Nuovo Ordine possedevano lo spirito di uno strigo, questo non si poteva dire dei loro corpi, che non erano invece stati mutati o cambiati.

      Per questo motivo, i nuovi Strighi non avevano pupille tagliate come i felini o sensi sviluppati in modo soprannaturale, le loro emozioni non erano annullate dalla trasformazione e, per quanto avessero in qualche modo sviluppato la capacità di assimilare pozioni e composti alchemici, questa era decisamente inferiore a quella che fu di Geralt di Rivia e dei suoi compagni.

       

      Forse è vero quello che si dice in giro, ovvero che servono dieci mercenari del Nuovo Ordine per eguagliare un singolo Strigo delle leggende, ma questo non deve sminuire l’importanza di quanto avvenne a Kaer Arnaghad: finalmente, nelle Marche di Confine, esisteva qualcuno in grado di affrontare le creature del buio, della nebbia e delle spine, anche se con fatica. Ovviamente, questo non avrebbe fermato gli strighi del Nuovo Ordine dal cercare, per sempre, la vera Prova delle Erbe, per completare la loro trasformazione.

       

      C’era però qualcos’altro che il rito aveva impresso a fuoco nel cuore di ogni mercenario: l’incrollabile senso di appartenenza a una delle antiche Scuole degli Strighi. Come se fosse da sempre parte di sé, ognuno dei nuovi strighi si sentì indissolubilmente legato, nel codice di valori e nel carattere, a una delle sei Scuole. Anzi, fu per ognuno di loro come scoprire di aver sempre fatto parte del Lupo o del Grifone, della Manticora o dell’Orso, del Gatto o della Vipera.

       

      Ma il tradimento del Navigatore aveva fatto anche altro. Aveva legato i nuovi Strighi alla Nebbia. Se l’Ordine della Rosa Fiammeggiante non fosse intervenuto, tutto il Nuovo Ordine avrebbe perso la sua volontà e sarebbe diventato un burattino nelle mani dell’elfo. Ma anche così, ognuno dei nuovi strighi portava una cicatrice nell’anima. Una cicatrice che, se non curata a dovere, per sempre, sarebbe stata un giorno la porta di accesso per la Nebbia. Per diventare strumenti dei mostri, o peggio, degli Aen Elle. Di questo, però, gli strighi del Nuovo Ordine non parlano mai.

       

      “Grande Inquisitore,

      È con animo pesante che vergo queste parole, ma non posso più esitare nel mio dovere di comunicarvi quanto è accaduto. Sappiate che non torneremo più in Redania, poiché il nostro destino è ormai legato a questo Nuovo Ordine e il nostro futuro intrecciato ai suoi mercenari, di cui ormai facciamo parte. Non posso soffermarmi sui dettagli, poiché un grande giuramento mi vincola al silenzio, ma sappiate che siamo andati incontro a questa sorte per scongiurare un maleficio più grande e ciascuno di noi farebbe la medesima cosa ancora cento e cento volte. Non abbiate inoltre timore, la fede dell’Ordine verso il Fuoco Eterno è più salda che mai. 

      Anzi. Noi crediamo che la Fiamma abbia voluto metterci su questa strada per sorvegliare i nuovi Strighi dall’interno, come alleati e fratelli e sorelle d’armi. Per circostanze che non mi sognerei di rivelare per semplice lettera, sappiamo che il cuore di questi nuovi Strighi è molto vicino all’oscurità e che, se dovessero abbassare la guardia, potrebbero esserne consumati, forse per una notte, forse per sempre, e la loro volontà potrebbe diventare dominio di mostri e stregoni. Per questo è nostro dovere vigilare e tenere, con la luce della Fiamma, i mercenari lontani dal peccato. Per questo è nostro dovere punire, con l’ardore del Fuoco, chi è troppo debole per resistere alle lusinghe del male”

      -Lettera dell’Ordine della Rosa Fiammeggiante al Grande Inquisitore Michelis  

       

       

      La Battaglia nell’Oscurità | 1309

      Nei primissimi giorni dopo il Rito, il senso di appartenenza ancestrale che gli Strighi del Nuovo Ordine avevano verso le Scuole era così forte da sovrastare anche i legami all’interno delle stesse bande. Fu così che per dieci giorni e dieci notti i mercenari non fossero più divisi nelle loro compagnie di ventura, ognuna chiusa nel proprio campo, ma si riunissero per Scuola, a fare piani per il futuro.

       

      Apparve subito evidente a ogni Scuola che, per ripristinare l’antica gloria della loro tradizione o, più prosaicamente, per trovare i maestri e i mezzi con cui addestrarsi, avrebbero avuto bisogno di risorse, antiche conoscenze e amicizie importanti, tutte cose di cui il Nuovo Ordine scarseggiava. A più riprese le sei scuole arrivarono a un soffio dal dichiararsi battaglia, mentre ognuna accampava diritti su questa o quella parte di Kaer Arnaghad, o pretendeva che il poco oro e le poche armi d’argento fossero dati prima a lei che a tutte le altre.

       

      Per dieci giorni e dieci notti la battaglia fu sfiorata, fino a quando le tensioni esplosero tutte insieme. Le parole si mutarono in fretta in insulti reciproci e, come è giusto, dopo gli insulti si sfoderarono le armi.

       

      Fu così che nel buio dell’undicesima notte, nel cortile del Kaer, mentre gli spettri della Nebbia guardavano dalle mura in cui erano imprigionati e un vento crudele spegneva ogni torcia, le sei Scuole si diedero battaglia per assicurarsi il dominio sul Nuovo Ordine.

       

      Presi da una frenesia sconosciuta e come posseduti da una fedeltà ardente verso la propria Scuola, tanto da scordare i vincoli di amicizia e cameratismo delle Bande, gli Strighi combatterono nell’oscurità, fino a quando, nel buio dell’undicesima notte, venne ritrovato il corpo senza vita di Astrid, donna della Banda della Catena e Strigo della Scuola della Vipera. Era stata sgozzata.

       

      Quello fu il momento in cui il Nuovo Ordine rischiò di scomparire, distrutto da sé stesso durante la Battaglia nell’Oscurità, se non fosse stato per l’intervento di strani salvatori.

       

      I Figli dell’Ortica, infatti, forse poco abituati a vedere il sangue dei morti, avevano ripreso il senno dopo il ritrovamento di Astrid, e fecero ricorso a tutta la loro poetica da guitti e guasconi per ricordare a ogni banda il sogno della Cerca e il futuro di fama e bottino che attendeva il Nuovo Ordine. 

      Sorprendentemente ebbero successo e gli animi si calmarono abbastanza per iniziare un consiglio sul da farsi, dove venne anche deciso di ricompensare i Figli dell’Ortica. Tuttavia c’è chi dice che, in realtà, i primi ad implorare gli Strighi di abbassare le armi fossero state le Volpi Stonate e che i Figli abbiano solo ripetuto quà e là un discorso sentito da loro. 

       

      “Ci hanno rubato l’idea. Maledetti bastardi!”

      -Le Volpi Stonate

       

       

      La Frattura | 1310 – 1312

      Il Consiglio fu breve, come sempre sarà poi presso il Nuovo Ordine, dove gli Strighi a lunghi discorsi preferiscono sempre le azioni, per quanto avventate. Il Consiglio fu breve e decise che, per due anni, le compagnie di ventura si sarebbero sciolte e ogni Strigo avrebbe partecipato, insieme alla sua Scuola, a una lunga ricerca per assicurarle le risorse e le conoscenze di cui aveva bisogno. Solo la Scuola dell’Orso sarebbe rimasta alla fortezza, per difenderla e indagarne i misteri, e questo onore le fu accordato in virtù del fatto che Arnaghad stesso aveva fondato quella Scuola.

       

      Passati che fossero stati i due anni, poi, secondo gli accordi, le Scuole sarebbero tornate a Kaer Arnaghad, e ciascuna avrebbe avuto il prestigio e l’influenza che meritava, secondo quanto bottino, risorse, fama o gloria avrebbe portato al Nuovo Ordine tutto. 

       

      Quella notte stessa, per celebrare l’accordo e per ricordare Astrid, uccisa a tradimento, fu organizzata nel campo una grande festa, da cui tutti si risvegliarono con il sole già alto, e nella testa il dolore che sempre giunge dopo una sbronza fina.

       

      Nel risvegliarsi, gli Strighi si accorsero che la Scuola della Vipera era partita prima dell’alba, in silenzio, senza clamore, portando via con sé il cadavere di Astrid.

       

      Fu così che le Scuole partirono da Kaer Arnaghad e per due anni calcarono le Marche di Confine alla ricerca di un modo per riportare agli antichi splendori la loro lunga tradizione. Solo la Scuola dell’Orso rimase al Kaer, per difendere la fortezza costruita dal suo leggendario fondatore.

       

      “Non sia questo momento di lutto, fratelli e sorelle, poiché ognuno di noi ha sempre saputo che questo sarebbe stato il nostro destino. Non è forse per una grande Cerca che la Bianca Dama ci ha riuniti? Non è forse per errare nel continente come gli eroi delle leggende che abbiamo combattuto fino ad adesso? Separiamoci allora, fratelli e sorelle, per questi due lunghi anni, e che ognuno di noi vesta il mantello e il cimiero con orgoglio, portando anche senza compagni la speranze e la bellezza che furono dei canti e delle saghe in questo mondo sciagurato.

      Per la Dama e per la Spada!”

      -Gli Erranti del Lago, prima di separarsi

       

      • This topic was modified 5 days, 4 hours ago by Marco BielliIl Bardo.
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