The Witcher – La Restaurazione Forums Design Manifesto Le Cronache del Nuovo Ordine | Parte Quarta

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    Marco BielliIl Bardo
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      Cronache

      del

      Nuovo Ordine

      -PARTE QUARTA-

       

      Il Nuovo Ordine | 1312

      Per quasi due anni le Scuole del Nuovo Ordine si divisero per tutte le Marche di Confine, cercando risorse, maestri e illustri protettori che potessero aiutarle nel difficile compito di ricostruire e riscoprire antichi segreti e tradizioni ormai perdute. Ovviamente, questo importante compito veniva periodicamente interrotto per dedicarsi a faccende più mondane come assicurarsi l’argento necessario alla sopravvivenza, portare a termine contratti dal soldo troppo seducente per essere ignorati, fossero contro uomini o contro mostri, e incrociare di tanto in tanto i pugni o le armi contro le scuole rivali, tanto in taverna quanto sul campo di battaglia. Non di rado, infatti, più di una Scuola mise gli occhi sullo stesso carico di armi da trafugare o sullo stesso maestro da convincere, in un modo o nell’altro, ad occuparsi dell’addestramento e solo la giusta dose di violenza o d’astuzia poterono stabilire chi avrebbe conquistato l’ambita preda. 

       

      Accadde quindi che le Scuole fecero ritorno alla fortezza durante la prima savaed dell’anno 1312 e, come fu giurato al termine della Battaglia nell’Oscurità, il loro prestigio all’interno del Nuovo Ordine fu stabilito in base a quante risorse, maestri e protettori ciascuna era stata in grado di assicurarsi.

       

      Alla Scuola dell’Orso furono tributati i più grandi onori e riservato il quartier generale più prestigioso all’interno di Kaer Arnaghad. Non solo gli Strighi dell’Orso erano riusciti a difendere la fortezza e a scoprirne molti preziosi segreti, ma nello stesso tempo avevano saputo assicurarsi gli insegnamenti di Lazare Lafargue, mastro armoriere di Toussaint, e il supporto di Hjalmar an Craite, secondo alcune voci, il vero padre dell’attuale Re delle isole Skellige. 

       

      Il secondo posto d’onore fu invece riservato alla Scuola del Grifone. I suoi Strighi avevano infatti recuperato alcune pesanti armature di fattura superiore, convinto Damien de La Tour, vecchio capitano delle guardie ducali di Toussaint, ad addestrarli nelle arti del duello cavalleresco e decifrato un antico libro sulla magia dei Segni. Si dice che in questa impresa fossero stati aiutati da Francesca Findabair, maga della Loggia e regina del regno elfico di Dol Blathanna.

       

      Terzi, per rispetto, fama e onore guadagnati, furono invece gli strighi della Scuola del Gatto. Non rivelarono mai i nomi dei loro protettori e dei loro maestri, ma si limitarono semplicemente a donare due forzieri colmi di argento e gioielli alle sempre vuote casse del Nuovo Ordine. E questo bastò per soddisfare la curiosità di chiunque.

       

      La Scuola della Manticora tornò al Kaer senza bottino e senza nobili protettori di cui potersi vantare ma solo con la notizia di essere riusciti a ritrovare parte degli scritti di Vysogota di Corvo, che parlavano di filosofia, chirurgia, alchimia e storia. Per questo fu concesso alla Scuola della Manticora, pur senza ricevere onore, di occupare le stanze nascoste nella più alta torre del Kaer.

       

      La Scuola del Lupo, ultima a tornare a Kaer Arnaghad, non volle raccontare nulla di quanto accaduto negli ultimi due anni. Non consegnò bottino, non parlò di saggi maestri ritrovati e nemmeno di grandi patroni. Decisero di condividere solo una lettera, in cui l’ormai vecchissimo Julian Alfred Pankratz, il visconte di Lettenhove un tempo conosciuto come Ranuncolo, esprimeva la sua simpatia. 

      Per questo, agli Strighi del Lupo non fu tributato nessun onore e nessun merito presso il Nuovo Ordine e fu deciso che il loro acquartieramento sarebbe stato sotto i portici, nel cortile, tra le celle e l’infermeria.

       

      Quanto agli Strighi della Scuola della Vipera, nessuno di loro fece ritorno alla fortezza. Esploratori furono mandati a domandare delle loro tracce, per tutte le Marche di Confine, ma nessuno trovò niente. Quello fu un grande lutto, poiché quasi ogni banda aveva un fratello o una sorella in quella scuola. La Vipera era scomparsa nel nulla.

       

      “Mmmmm.  E così ti interessano le voci, vero? I sussurri di taverna, le chiacchere di palazzo, le vanterie da bordello.  Così astuto da parte tua, piccolo Strigo. Hai capito cosa conta veramente. Non uno scrigno di daghe d’argento, non leccare i piedi a qualche patetico baronetto e nemmeno l’addestramento di un von Everec qualunque. Molto bravo.

      Posso aiutarti se vuoi. Credi che i tuoi compagni si siano mossi con discrezione? No, certo che no. In tutte le Marche si parla delle vostre Scuole e delle loro sciocche ricerche. Sai che una volta il Grifone e il Lupo si sono quasi ammazzati a vicenda pur di compiacere una duchessina di provincia? O che qualcuno della Manticora è fuggito all’ultimo momento da un villaggio, dopo essersi rubato un libro e due candelabri? E cosa mi dici di quella volta in cui l’Orso ha messo da parte i suoi doveri per  fare da scorta a una carovana di mercanti? Con la paga si sono comprati carne e birra. Così eroico.

      Non è questo che volevi sapere? Lo immagino piccolo Strigo, lo immagino. Ho sentito tante altre cose, ma quelle, vedi, quelle hanno un prezzo…”

      -Selina Dijkstra

       

       

      Il Custode di Pietra | 1312

      Dopo il ritorno a Kaer Arnaghad, gli Strighi del Nuovo Ordine tornarono ognuno nella sua Banda di origine, rinsaldando i vincoli di fratellanza e cameratismo con i loro compagni d’arme. Tuttavia, in quei primi giorni dell’anno 1312, essi si trovarono spesso occupati a svolgere compiti per la loro Scuola: il divieto di entrare nella fortezza era stato finalmente sciolto, e ognuna si stava adoperando per allestire il suo quartier generale all’interno del Kaer, lavorando giorno e notte.

       

      Le notti di lavoro nel Kaer, fin dal principio, furono funestate da strani e fugaci avvenimenti. Voci sussurrate dalle ombre. Corridoi fino a quel momento sigillati che si aprivano all’improvviso. Rampicanti irti di spine cresciuti in un solo istante. Nebbia innaturale all’interno di una singola stanza. Gli Strighi del Nuovo Ordine, rimasti nell’animo e nei pensieri i mercenari di un tempo, cercarono di ignorare quei prodigi, proteggendosi con preghiere, bestemmie o nenie contro il malocchio.

       

      Quando arrivò la dodicesima notte, il maleficio divenne impossibile da ignorare. Per prima cosa, le spine si avvolsero intorno ai cancelli di bronzo che chiudevano la Prima Corte, spalancando così la via agli orrori ancora rinchiusi là dentro. Poi, dalle ombre, le voci si fecero sempre più forti, come un lamento, come un urlo di rabbia, fino a che molti degli Strighi iniziarono a impazzire, rivoltandosi contro i loro amici e i loro alleati, poiché il Navigatore aveva aperto il loro cuore al richiamo del buio.

      Gli Strighi ancora in possesso della loro volontà tentarono di organizzare una ritirata verso l’esterno del Kaer, mentre gli Eredi di Crinfrid, disciplinati dai segreti riti della caccia al Drago, riuscirono a disarmare e incatenare chi era posseduto dalla Nebbia. Fu in quel momento che i mercenari si accorsero di un nuova creatura nel cortile della fortezza. Un’enorme statua di pietra, animata da un oscuro maleficio.

      L’essere di roccia stava attraversando il cortile, camminando in linea retta, fracassando le ossa con mani di martello a chiunque fosse così stupido da incrociare il suo cammino. Gli Eredi di Crinfrid, abbandonati i loro prigionieri, tentarono di attaccare la creatura e per sei volte portarono assalti, senza successo. La settima volta tolsero la bandiera dal loro stendardo, rivelando così una punta di lancia ricavata da una zanna del Drago. La settima volta portarono l’assalto con la lancia, e il dente del Drago riuscì a scheggiare la roccia incantata, conficcandosi al suo interno. La creatura urlò di dolore.

      In quel momento, da una porta nascosta sul lato del cortile, uscì la Corte dei Corvi, che in qualche modo era riuscita a evitare l’intero scontro.  Circondarono gli Eredi e, con daghe impugno, li convinsero a lasciare perdere la creatura di roccia e ad aiutarli a portare fuori dal Kaer gli Strighi toccati dalla Nebbia. Senza altra scelta gli Eredi di Crinfrid accettarono. Durante la ritirata fuori dal Kaer, qualcuno di loro vide l’essere di pietra, con ancora la lancia del Drago conficcata nella schiena, chiudere il pesante cancello che dava sulla Prima Corte, fermando così l’assalto degli abitanti del buio.

       

      Riuniti fuori dalla fortezza, gli Strighi del Nuovo Ordine ragionarono sul da farsi. Lentamente, chi era stato toccato dalla Nebbia iniziò a riprendere i sensi, ma fu comunque deciso di attendere l’alba prima di tentare una sortita all’interno del Kaer.

       

      Il giorno dopo, la fortezza di Arnaghad sembrava quella di sempre e non c’erano segni di nebbia o di spine. Nessun’altra devastazione, se non quella causata dagli Strighi stessi durante la loro follia, era stata commessa. 

       

      Senza un modo per spiegare quei misteri o sapere quando di nuovo un maleficio del genere si sarebbe verificato, il Nuovo Ordine decise, senza incontrare resistenza, che, dopo la mezzanotte, nessuno sarebbe potuto entrare nel Kaer fino all’alba successiva.

       

      “Altri hanno detto che è stato solo un attimo. Mentono. L’ho sentito iniziare, lentamente, nell’angolo più remoto della mia anima. Ero là, davanti ai cancelli di bronzo, con la spada d’argento in pugno e il vessillo del Sole piantato saldo a terra. Ero là, pronto a difendere la fortezza, quando lo ho sentito iniziare, lentamente. Il richiamo della Nebbia. Prima si è nascosto tra i miei desideri. Si è mosso risalendo le spire delle mie ambizioni, dei miei sogni. Potevo vedere la ricompensa che l’Imperatore mi darà alla fine del mio servizio, quando questo onore che altri chiamano schiavitù si trasformerà in qualcos’altro. Potevo vedermi su di un’alta torre. Sotto di me la campagna, fertile, grata, addomesticata da quindici o venti famiglie di contadini. Sentivo il rumore del mulino e degli armenti. Tutto era mio, dal torrente alla collina. Poi, il richiamo della Nebbia ha trovato un’apertura, una ferita nel mio spirito. Ha visto cosa sono disposto a fare per il mio Imperatore. Ha visto cosa ho fatto per finire come suo schiavo. Quella è stata la sua porta.

      Ricordo tutto quello che ho fatto. Ricordo di aver agitato la lama verso i miei compagni e le mie compagne dell’Eclissi. Ricordo di aver fatto loro del male. Ricordo di essere stato io a far entrare la Nebbia. Ricordo la colpa.”

      -Testimonianza di un membro della Brigata Eclissi 

       

       

      L’Anno delle Promesse Infrante | 1312

      Quando l’acquartieramento delle Scuole all’interno del Kaer fu completato e per ognuna fu deciso quali onori e oneri avrebbe ricevuto dal Nuovo Ordine, le bande di Strighi poterono finalmente abbandonare la fortezza e disperdersi per le Marche di Confine, in cerca di contratti, fama e fortuna.

       

      Iniziò così quello che sarebbe diventato tristemente noto come l’Anno delle Promesse Infrante, in cui tutti i giuramenti pronunciati durante un lontano giorno di Midinváerne furono calpestati senza remore, attirando sul Nuovo Ordine rabbia e sciagura.

       

      Accadde così che le bande di Strighi, non solo, come tutti si aspettavano, incrociarono spesso le armi una contro l’altra per rubarsi contratti dal soldo generoso o perché impegnate non a combattere mostri ma a soddisfare i capricci di conquista e rapina di questo o quel signorotto, ma si macchiarono di crimini imperdonabili, gli stessi che avevano giurato di non commettere solo pochi anni prima.

       

      Tra tutti gli avvenimenti di quell’anno terribile, tre sono ancora oggi raccontati ovunque nelle Marche di Confine.

       

      Nei pressi del disastrato villaggio di Kernow, gli abitanti avevano raccolto i loro pochi averi per finanziare la caccia a una pericolosa Melusina. La creatura, infatti, aveva preso a sua dimora un’ansa del Fiocco, un tributario dello Yaruga, e dal suo rifugio trascinava ignari viandanti e pastori verso una livida morte tra le gelide acque.

      A Kernow si presentarono ben tre bande, i Vatt’ghern, le Onde Nere e la Corte dei Corvi, tutte sostenendo di aver stanato e ucciso la creatura. Non potendo rifiutare l’insistenza di così tanti mercenari, i villani di Kernow finirono per pagare tre volte il soldo promesso, esaurendo fino all’ultima moneta le loro già magre riserve. Agli abitanti del villaggio non restava che il sollievo nel vedere un terribile incubo finalmente volgere al termine.

      Il sollievo durò solo un attimo. Poche settimane dopo la partenza degli Strighi, alcuni bambini di Kernow andarono giù al Fiocco per voltare delle fascine di legna, lasciate a seccare nei pressi dell’ansa, che avevano preso la pioggia. Solo uno di loro fece ritorno a casa. Gli altri furono presi dalla Melusina. Gli strighi avevano mentito sull’esito di una caccia. Avevano mentito di fronte a un contratto. Avevano infranto la prima promessa.

       

      Fu poi la volta del massacro di Acquafredda. Tre bande di Strighi, i Martelli di Goran, gli Erranti del Lago e la Compagnia della Stella, erano stati mandati nel villaggio dal Cavaliere Nero di Cintra per scoprire se i contadini stavano nascondendo del grano per schivare i balzelli. Un lavoro semplice. Da comuni mercenari. Eppure, qualcosa andò storto. Forse i contadini si ribellarono, forse un mostro era nascosto in mezzo a loro, o forse la Nebbia si prese il senno degli Strighi. Quale che sia la verità, tutti i superstiti raccontano che i mercenari furono presi da una folle sete di sangue e che, insieme a diaboliche creature, uccisero con blasfema magia nera chiunque fosse stato così sfortunato da trovarsi nella piazza di Acquafredda, in quel giorno d’estate. I superstiti si salvarono solo grazie agli Erranti del Lago, che tutti giurarono di aver visto impegnati per evitare il massacro, benché distanti dalla piazza centrale. Fu così che la Compagnia della Stella e i Martelli di Goran si guadagnarono il soprannome di Macellai di Acquafredda. Fu così che degli Strighi furono visti praticare magia nera e infrangere la seconda promessa. Come se non bastasse, quel giorno Goran Aep Badh scomparve senza lasciare traccia e non tornò più al Kaer o dai suoi Martelli.

       

      Infine, avvenne l’usurpazione di Zavada. Hoel, protettore del villaggio, convocò degli Strighi perché uccidessero un pericoloso troll, colpevole di aver rapito e ucciso la baronessina Lorel. Hoel avrebbe voluto i Bastardi di Ferro ma, per qualche motivo, al loro posto si presentarono i Guardiani. Siccome Hoel non aveva danaro, fu concordato che il soldo sarebbe arrivato attraverso l’antica legge della sorpresa. 

      Nessuno sa di preciso come si svolsero i fatti ma, a quanto pare, i Guardiani riuscirono a sconfiggere il mostro, salvando la piccola Lorel, in realtà ancora viva. Quando tornarono a Zavada, gli Strighi pretesero come pagamento proprio la bambina, in ottemperanza alla legge della sorpresa. Qui le testimonianze si fanno confuse ma, alla fine, Hoel finì morto ammazzato. Jannick, il capitano delle guardie, fu liberato dalla sua cella e supportò la pretesa degli strighi sulla giovanissima baronessa.

      Lorel adesso apparteneva ai Guardiani. Come suoi protettori, essi avevano anche diritto di governare il villaggio. E così fecero, cambiando il loro nome in Guardiani di Zavada, come si confà a chi occupa il posto di un barone.

      E così la terza promessa fu infranta, perché degli Strighi, dei mercenari senza dignità o lignaggio, avevano osato sostituirsi alla nobiltà.

       

      “Sapesse che roba signor Conte, anche il caro zio Jakub è stato malmenato da quei bruti. È proprio vero quello che si dice, non hanno alcun rispetto per la nobiltà. Pensate eccellenza, Jakub se ne andava per la sua campagna quando in lontananza vede levarsi del fumo nero, dietro una collina. Fa di corsa il giro e chi trova? Una truppaglia di quegli strighi tutta impegnata a fare le sue nere magherie davanti al feticcio di una lucertola, o di un drago. Lo zio si fa coraggio e chiede spiegazioni e quelli, invece di inchinarsi, lo prendono a bastonate, finiscono qualsiasi stregoneria stessero facendo e poi se ne vanno. Dove andremo finire mi chiedo, signor Conte. Come a Zavada, ve lo dico io. Che vergona. Ma ve lo immaginate? Anche il mercenario vuole farsi barone. Ma voi ci pensate a cosa ne potrebbe venire fuori? Qualcuno dovrebbe fare qualcosa, ve lo dico io.”

      -Lettera di Justine, dama di compagnia di Herevard IV, Duca di Ellander

       

       

      La Legge dell’Ordine | 1313

      Le violazioni della Promessa di Midinváerne non passarono inosservate e, fin dall’estate del 1312, Philippa Eilhart iniziò a esercitare la sua influenza perché le tre potenze del continente si muovessero in arme contro il Nuovo Ordine. Fu solo dopo l’usurpazione di Zavada che la maga riuscì nel suo intento e, dopo un inverno di preparativi, giunse a Kaer Arnaghad nella primavere del 1313, alla testa d’un esercito.

       

      L’armata era formata da guerrieri delle Skellige, dei Regni del Nord e dell’impero di Nilfgaard. I suoi comandanti, ancora una volta, erano Drangarnir Tuirseach, Wesley Forthrite ed Eilan aep Ardal. 

      Senza perdere tempo ad annunciarsi, gli emissari delle tre potenze  attaccarono l’accampamento dei mercenari fuori dalle mura del Kaer, facendoli prigionieri e, dopo aver sfondato le pesanti porte della fortezza, li radunarono tutti al suo interno, dove ben presto iniziarono a costruire forche e roghi.

       

      La volontà delle tre potenze e di Philippa Eilhart era chiarissima: uccidere tutti gli Strighi e radere al suo Kaer Arnaghad. Senza processi e senza trattative. Fu però Eilan aep Ardal a dare al Nuovo Ordine una singola possibilità di difendersi. Disse che avrebbe concesso al loro capo di invocare clemenza e specificò che faceva questo solo perché una banda, e una soltanto, si era dimostrata rispettosa delle promesse e dei doveri, informando l’Impero di tutti i giuramenti infranti dagli altri mercenari. Questa banda era la Brigata Eclissi.

       

      I mercenari restarono in silenzio. Dopo la scomparsa di Goran non era chiaro a nessuno a chi sarebbe spettato l’onore di parlare per tutto il Nuovo Ordine. Fu il Patto del Giglio, senza chiedere il parere di nessuno, a farsi avanti e parlare. Fu il Patto del Giglio a prendersi la responsabilità di salvare o condannare il Nuovo Ordine.

       

      Parlarono, gli Strighi del Patto del Giglio, e non tentarono di giustificarsi. Anzi. Ammisero le colpe dell’Ordine e se ne assunsero la responsabilità, poiché erano stati proprio loro, tanti anni prima, a dare inizio alla prima Cerca. Chiesero solamente di non essere impiccati come comuni briganti, ma invece decapitati, come più si addice a guerrieri delle Marche. Senza dire niente, Eilan annuì.

      Saliti che furono sul patibolo, mentre già il boia affilava la scure, gli Strighi del Patto del Giglio si rivolsero ai loro commilitoni, a tutte le bande, ricordando loro gli ideali di onore che furono di Erland di Larvik e del Primo Ordine.

       

      A questo punto, Eilan aep Ardal, figlia di generali e cresciuta con i valori dell’onore guerriero, ordinò che l’esecuzione venisse interrotta. Lei e i delegati dei Regni del Nord e delle isole Skellige stavano aspettando solo un pretesto per non distruggere il Nuovo Ordine, una risorsa troppo utile, ma piuttosto per controllarlo. La dimostrazione del Patto del Giglio era quello di cui avevano bisogno per convincere Philippa a trasformare lo sterminio in una durissima punizione.

       

      Venne così  stabilita la Legge dell’Ordine, un insieme di vincoli che, da quel giorno, avrebbe regolato l’operato degli Strighi. Fu subito chiaro che le tre potenze non si aspettavano certo che dei vili mercenari toccati dalla magia avrebbero rispettato queste regole, ma avrebbero preteso che il Nuovo Ordine punisse di sua spontanea iniziativa i colpevoli. Gravissime ripercussioni, compresa anche l’eventuale distruzione del Kaer, sarebbero giunte qualora fossero state scoperte delle violazioni alla Legge dell’Ordine non affrontate dall’Ordine stesso.

       

      La Legge dell’Ordine metteva nero su bianco e ampliava quelle che furono le promesse di Midinváerne, dando precisi doveri riguardo ai contratti, al rispetto per la nobilità e all’assoluto divieto di praticare magia nera o altri malefici. A questo si aggiunsero regole sulla vita interna dell’Ordine.

       

      La Legge dell’Ordine fu decisa e imposta senza nessuna protesta e non solo perché l’alternativa sarebbe stata la forca. Se le bande più cavalleresche o più infatuate con la parola onore ritenevano la Legge una penitenza doverosa, le altre capirono subito che queste regole riguardavano ben pochi aspetti della loro vita, e che le tre potenze non sarebbero mai intervenute per risse di taverna, rapine, truffe, furti e tutte le altre cose amate dai mercenari delle Marche di Confine.

       

      La Legge dell’Ordine da sola non sarebbe però bastata a fare ammenda per un anno di promesse infrante. Furono così stabilite punizioni e compensazioni.

      Per il massacro di Acquafredda, i Martelli di Goran, forse seguendo l’esempio del Giglio, si presero l’intera colpa. Essi furono condannati a diventare i servitori del Nuovo Ordine. La loro banda fu sciolta e sulla loro carne fu inciso, da Philippa in persona, un marchio di costrizione capace di togliere ogni potere magico e rendere anche il guerriero più feroce innocuo come un fanciullino. Da quel momento i Martelli si occupano della manutenzione del Kaer, sono i contabili e i segretari delle cinque Scuole e, in genere, svolgono tutti i compiti più ingrati.

       

      Fu deciso che il Nuovo Ordine avrebbe dovuto occuparsi, senza compenso alcuno, della Melusina di Kernow. e che ogni anno, fino all’uccisione del mostro, sarebbe stato consegnato dell’oro al villaggio.

       

      Infine, non potendo togliere ai Guardiani di Zavada ciò che avevano conquistato tramite la legge della sorpresa, che persino il precedente Imperatore aveva dovuto rispettare, fu deciso che il Duca di Ellander, Herevard IV, a cui da sempre i baroni di Zavada pagavano tributo, sarebbe stato in credito verso il Nuovo Ordine finché la baronessina Lorel non sarebbe stata abbastanza grande per sposarsi e ristabilire la sua dinastia oppure finché la situazione di Zavada non si sarebbe risolta in altro modo. Fino a quel momento, il duca Herevard avrebbe potuto chiedere qualsiasi servigio al Nuovo Ordine.

      Fu inoltre ribadito che mai più dei mercenari avrebbero potuto sostituirsi alla nobilità, ma gli emissari delle tre potenze, che avevano a cuore la sicurezza delle Marche di Confine, scrissero, nella Legge dell’Ordine, con copiosi dettagli, che sotto le giuste condizioni una banda di Strighi avrebbe potuto guadagnarsi il diritto di proteggere un territorio o una contrada.

       

      Infine, come ulteriore punizione e metodo di controllo, le tre potenze imposero che le bande fossero sciolte per un anno e che gli Strighi del nuovo ordine si mischiassero in gruppi di coscritti, ognuno assegnato a un diverso luogo delle Marche di Confine.

       

      “Noi non rifiutiamo le accuse, perché esse sono tutte vere. Guardate cosa è diventato il nostro Ordine! Un covo di farabutti e barattieri, gente di infima schiatta che abbiamo dovuto accettare per giogo e non per scelta. Ma nostra è stata la colpa. Abbiamo abbassato la guardia, abbiamo lasciato che la nostra visione venisse corrotta. Per questo andiamo incontro al boia. Eppure vediamo che qualcosa da salvare c’è, all’interno di questo Kaer. Se solo trovassimo la forza di ritornare alla severe tradizioni dei nostri predecessori. Così come l’Ordine della Rosa Fiammeggiante veglia sulla nostra anima, qualcuno dovrebbe vegliare sulle nostre azioni. E chi se non noi, che per primi immaginammo questa impresa?”

      -Discorso del Patto del Giglio

       

       

      I Coscritti | 1313 – 1314

      Come comandato dalle tre potenze e dalla Legge dell’Ordine, tutti gli Strighi del nuovo ordine furono irregimentati in trentatrè gruppi di coscritti. Ogni gruppo consisteva di mercenari provenienti da bande diverse e avrebbe dovuto, per un anno, occuparsi di assistere la nobiltà e gli armati di uno specifico territorio delle Marche di Confine deciso dagli emissari, ovvero Eilan, Wesley e Drangarnir. 

       

      Dividere gli Strighi in gruppi di coscritti non era soltanto un’umiliazione, una punizione o un modo per incrinare il potere e l’indipendenza delle bande ma, per la Legge dell’Ordine, un prezioso ed efficace strumento di controllo.

      Se infatti gli Strighi avrebbero dovuto servire nel loro gruppo di coscritti per un solo anno, il legame con i loro commilitoni sarebbe stato invece eterno. La Legge dell’Ordine stabiliva infatti che se mai, nel futuro, uno Strigo fosse stato sorpreso a violare le sacre regole, ovvero a mentire sull’esito di un contratto, a minacciare la nobiltà o a immischiarsi con negromanzia e altri malefici, anche tutti i suoi coscritti sarebbero stati puniti, a meno che essi non avessero riportato per primi il crimine commesso o, ancora meglio, non si fossero tempestivamente occupati di punirlo.

       

      Fu così quindi che, per tutto l’anno 1313, fino alla primavera del 1314. i mercenari furono separati dalle loro bande e costretti a servire insieme ai loro coscritti.

       

      “A me non piacciono i sotterfugi. Quindi vi dirò perché la Legge è stata scritta in questo modo. E se questo farà infuriare la maga, bè, che vada alla malora. Nessuna strega, nemmeno Philippa, comanderà mai a Drangarnir quali parole la sua bocca può pronunciare.

      Tu ora te ne andrai dalla tua banda. Per un anno. Per un anno non sarai un Bastardo di Ferro, ma un coscritto del XXII° Daga. 

      Se per un anno riuscirete a non farvi ammazzare o impiccare, a primavera potrai ritornare con la tua banda. Ma non credere che i tuoi doveri verso il XXII° saranno finiti. No. Vedi, se mai nel futuro scopriremo che qualcuno dei tuoi commilitoni si è messo a trafficare di magherie e maledizioni, prima di punire lui, verremo da te, perché non hai saputo controllarlo. A questo servono i coscritti. Sono la nostra assicurazione che voi Strighi maledetti vi sorveglierete a vicenda. Sono la nostra assicurazione di non vedere mai più un massacro di Acquafredda.”

      -Drangarnir Tuirseach

       

       

      Le Prima Adunata e le Bande Perdute | 1314

      Come convenuto, i gruppi di coscritti cessarono il loro servizio nella primavera del 1314 e gli Strighi del Nuovo Ordine si riunirono a Kaer Arnaghad, tornando finalmente ognuno tra le fila della propria banda di origine.

       

      Fu subito evidente a tutti che, per assicurare la sopravvivenza dell’Ordine e evitare le lotte caotiche avvenute durante l’Anno delle Promesse Infrante, gli Strighi avrebbero dovuto trovare un modo e un momento per governarsi, risolvere le contese, pensare ai bisogni delle Scuole e dell’Ordine, distribuire oneri e onori e, perché no, festeggiare di essere ancora vivi.

       

      Venne così stabilito che, una volta all’anno, a partire da quel giorno del 1314, durante la primavera, tutte le bande si sarebbero riunite a Kaer Arnaghad. Così fu detto e così fu giurato.

       

      La prima adunata iniziò sotto il peggiore degli auspici. Accadde infatti che alcune bande, ovvero i Cacciatori di Vizima, i Ratti dei Vicoli, le Corone di Novigrad e i Reietti del Confine, lasciarono il Kaer all’improvviso, senza dare spiegazioni. Dopo pochi giorni, davanti alle porte della fortezza fu trovato, in fin di vita Bazyli, uno dei Cacciatori. Prima di morire, lo Strigo riuscì a dare indicazioni su una radura a nord dello Jaruga dove le altre bande erano accampate. Prima di chiude per sempre gli occhi, aggiunse una sola parola: tradimento.

      Prima che chiunque potesse reagire, la Banda della Catena partì verso la radura, in avanscoperta. Trovarono i resti di un accampamento e segni di scontro. Al centro del prato era stato piantato un rozzo feticcio. Aveva le sembianze di una vipera. Da quel momento, nessuno ha più sentito parlare dei Cacciatori di Vizima,  dei Ratti dei Vicoli, delle Corone di Novigrad o dei Reietti del Confine

       

      Durante quella prima adunata del Nuovo Ordine, nell’anno 1314, furono prese molte decisioni ma una, in particolare, si rivelò fonte di rovina e avrebbero funestato il futuro degli Strighi per molti anni a venire.

       

      Per lavare l’onta dell’Anno delle Promesse Infrante, molte bande, lo spirito rinfrancato dalle loro nuove capacità di Strighi, decisero di marciare contro Cintra. Il loro scopo, nobile e folle, era quello di liberare la città dalla Nebbia e dalle Spine.

      Dal Kaer partirono i Raminghi di Temeria e gli Scudi di Maribor, la Banda dell’Acquascura e i Fiori d’Argento, i Becchini delle Marche e gli Allegri Compagni. Nessuno di loro fece ritorno. 

       

      Ebbe così fine la prima adunata del Nuovo Ordine.

       

      “…otto…otto leghe a Nord. Lei…lei è viva. Astrid. 

      …Tra…Tradimento.”

      -Ultime parole di Bazyli dei Cacciatori di Vizima

       

       

      L’Ultimo Inverno | 1314 – 1315

      Finita la prima adunata, ogni banda si preparò a partire per le Marche di Confine. Il momento era infine giunto. La grande cerca era conclusa. Il Nuovo Ordine era riuscito a sopravvivere alla sua nascita. Ora, finalmente, quelle che un tempo erano semplici bande di mercenari, uguali a tante altre, potevano calcare le strade di Cintra e Temeria come Strighi. Potevano cercare contratti e soldo, fama e fortuna, onore e gloria o anche solo baldoria e bottino. Non esisteva limite ai loro sogni, non esisteva limite alla loro ambizione.

       

      E così, mentre ogni banda cercava di sopravvivere e di prosperare nelle martoriate e violente Marche di Confine, mentre le notti d’inverno si facevano lunghe e fredde, ognuno realizzò quanto le sue speranze e le sue fortune sarebbero state decise dagli avvenimenti di una manciata di giorni, la prossima primavera. E così, ogni banda iniziò a pensare alla cosa più importante: cosa avrebbe fatto durante la prossima adunata?

       

      “Devo decidere cosa fare. L’adunata è vicina. Forse per prima cosa è meglio pensare al futuro della banda. Magari provare a diventare protettori di un territorio. O forse stringere amicizie con qualche signore delle Marche di Confine. Potrebbe essere un buon piano. Certo, ci serviranno un accampamento adatto, molte risorse e buona coordinazione, ma se restiamo uniti forse possiamo farcela. Però devo pensare anche alle mie ambizioni personali. Forse dovrei dedicare il mio tempo alla Scuola del Grifone e trovare il modo di affinare le mie capacità con i Segni. Però anche riuscire a farmi ammettere tra i furieri e gestire a modo mio le risorse del Nuovo Ordine potrebbe essere utile ai miei scopi.

      No, sto sbagliando tutto. Queste sono cose banali. Chiunque potrebbe farle. Forse dovrei esplorare la Prima Corte con il resto della banda, o trovare il modo di entrare nel Kaer durante la notte, per vedere se davvero alcuni corridoi si aprono solo nelle ore più buie. 

      Così però finirei per farmi ammazzare. No meglio essere preparati. Farsi degli amici. Trovare pozioni e spade pregiate. Ma come facciamo a farci rispettare?

      Potremmo organizzare un torneo, o magari fare dei doni. No, non mi ci vedo per niente. Forse mettere su, nel retro della tenda, una bella bisca con i dadi e le carte è la cosa migliore. Cazzo più ci penso e meno voglio farmi scannare da qualche mostro. Voglio godermela questa maledetta vita. E in quella bisca vorrei avere anche il vino di Toussaint e boccali d’argento. Tutto quello che non ho mai avuto. Magari anche degli amici. E donne, perché no. 

      O forse dovrei mettere la testa a posto. Magari conquistare una di quelle grandi signore degli Erranti del Lago e poi con lei capire come conquistarci il nostro pezzo di terra in queste Marche Maledette.

      Ma mi abituerei a una vita del genere? Ci sono ancora così tante avventure. Cosa succede nei boschi intorno al Kaer mentre siamo tutti impegnati con i nostri doveri? E dove vanno gli Eredi, ad ogni tramonto? Forse stanno tramando qualcosa. Potrei spiarli. Però. Però maledizione, adesso sono uno Strigo, forse dovrei pensare più in grande. Al destino del Nuovo Ordine per esempio. Combattere perché rimanga libero dall’influenza delle tre grandi potenze. O forse…forse sarebbe meglio aiutare l’Impero? Del resto sono nato lì…e poi l’Imperatore è sicuramente l’unica speranza per questo continente, sicuramente sa quello che fa, a differenza dei selvaggi del Nord.

      Però queste sono cose da soldati. Sono uno Strigo adesso. Forse dovrei capire cos’è la Nebbia. Cosa sono le Spine…

      Ma no. Cosa sto dicendo. Devo ricordarmi che la cosa più importante è non farmi ammazzare e godermi la vita. Sono uno Strigo. Andare all’avventura. Cercare un pò di contratti. Spaccare la testa alle bande che cercano di fregarmi. Ogni tanto fare del bene, soprattutto il mio, e poi prendere tutto quello che di buono questo mondo in malora ha da offrire. Ecco. Questo è bene!”

      -Uno Strigo del Nuovo Ordine. 

       

       

       

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